Riassunto analitico
L’infarto ischemico perinatale, con un’incidenza di 1 su 2300-5000 nati, è una patologia che in termini di morbilità ha un significativo impatto sul bambino che ne è affetto, in particolare sul suo sviluppo neuromotorio. Purtroppo però nel periodo neonatale capita spesso che non sia riconosciuto. Lo stroke perinatale è definito come un gruppo eterogeneo di condizioni nelle quali si verifica una focale interruzione del flusso sanguigno cerebrale, secondaria a trombosi o embolia, quest’ultima arteriosa o venosa, che avvenga tra le 20 settimane di vita fetale e i 28 giorni di vita postnatale. Inoltre, circa l’80% degli infarti è di origine ischemica, mentre la restante parte è di origine emorragica. Prescindendo dal meccanismo fisiopatologico, gli stroke frequentemente esordiscono con convulsioni; in alternativa queste lesioni focali rimangono silenti fino ai 6-8 mesi, epoca in cui si ha la percezione clinica di deficit neurologici focali, come un’iniziale emiparesi o goffaggine nell’utilizzo di una mano. L’infarto ischemico cerebrale è di fatti la principale causa di emiplegia congenita, ma è attualmente difficile farne diagnosi precoce e riuscire a predire la severità della paralisi cerebrale infantile. Lo scopo principale del nostro studio è pertanto quello di ricercare i segni precoci di emiplegia, in particolare di stimare il valore prognostico di eventuali asimmetrie di movimento, di tono e di postura che è possibile individuare durante il primo trimestre di vita nei bambini che evolveranno verso un’emiplegia. Si è posta particolare attenzione ai movimenti del polso, della mano e delle dita cercando di correlare le possibili asimmetrie con l’outcome motorio e con la severità dello stesso. Un ulteriore obiettivo del lavoro è quello di valutare il valore predittivo dell’analisi dei General Movements (Gms) rispetto alla Paralisi Cerebrale Infantile (PCI) di tipo emiplegico. Infine, sono state studiate le correlazioni tra emiplegia e lesioni cerebrali riscontrate alla Risonanza Magnetica (RM) ottenuta in epoca precoce (entro il primo mese di vita), valutandone quindi il valore predittivo. Lo studio è di tipo longitudinale retrospettivo, caso-controllo, monocentrico ed ha coinvolto una popolazione di 50 bambini nati a termine presso il Policlinico di Modena: 25 controlli sani con gravidanza e perinatalità fisiologica, e 25 pazienti che sono seguiti nell’ambito del follow-up ad alto rischio neuroevolutivo per aver presentato in epoca perinatale una lesione cerebrale sovratentoriale di tipo ischemico e/o emorragico, focale o multifocale, o comunque ad estensione prevalentemente o esclusivamente unilaterale, documentata mediante RM. I bambini affetti da lesione cerebrale sono stati videoregistrati in epoca neonatale, ad un mese e a tre mesi di vita; i soggetti di controllo invece sono stati videoregistrati solamente a tre mesi di vita. La valutazione guestaltica dei video ottenuti prevedeva di analizzare la motilità spontanea dei pazienti secondo il metodo dei GMs, di confrontare i due gruppi casi e controlli focalizzandosi su postura, GMs, e su una valutazione semi-quantitativa e qualitativa delle asimmetrie di movimento e del repertorio motorio concorrente. In un momento successivo si è poi proceduto ad una seconda valutazione dei video per effettuare una valutazione quantitativa dei movimenti dell’arto superiore. I risultati attesi riguardano la conferma del valore prognostico del metodo dei GMs l‘individuazione di quei movimenti specifici che, se asimmetrici, permetterebbero di fare diagnosi di emiplegia nel primo trimestre di vita, consentendo quindi un tempestivo intervento riabilitativo che potrebbe modificare la storia naturale della patologia.
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