Riassunto analitico
La seguente tesi di laurea si propone di analizzare le motivazioni che portano un’azienda italiana a rilocalizzare la propria attività nel paese di origine in seguito a operazioni di offshoring; si tratta di un fenomeno non certamente nuovo, che prende il nome di re-shoring. Nonostante la crisi globale, il Made in Italy gode di un successo internazionale probabilmente più ampio che in passato. Si tratta, come ben noto, di quella manifattura non soltanto realizzata all’interno dei confini nazionali, ma esercitata altresì da “maestranze” che, nei diversi settori, custodiscono e tramandano, nel corso degli anni, un know-how produttivo riconosciuto quale eccellenza in tutto il mondo. Tuttavia, soprattutto nell’ultimo ventennio abbiamo assistito ad un costante trasferimento delle produzioni manifatturiere nei paesi a basso costo della manodopera: si tratta cioè del cosiddetto fenomeno dell’“off-shoring”, analizzato nel primo capitolo del mio elaborato. La grande migrazione delle produzioni ha interessato principalmente i Paesi occidentali, le cui imprese hanno puntato prevalentemente l’Est asiatico, mossi dalla certezza di poter ridurre i costi di produzione, aprendovi stabilimenti e, in taluni casi, avviando rapporti di collaborazione con produttori locali per approfittare di zone economiche speciali, nuove infrastrutture industriali, dazi favorevoli, tassi di cambio a bassi livelli e soprattutto manodopera, sebbene poco qualificata, a basso costo. Non tutti, però, hanno concluso con successo la missione;infatti, soprattutto la scarsa qualità dei processi produttivi e, conseguentemente, degli output che ne derivano, ha deviato il posizionamento delle imprese (nel caso in specie) italiane, le quali da sempre hanno fondato la propria mission su eccellenza e differenziazione. Pertanto, di fronte agli aumenti di salari, dazi e altri costi legati alla produzione in corso nei paesi asiatici, è iniziata una nuova, per ora limitata, ondata migratoria della produzione, questa volta, però, di ritorno verso il paese d’origine, in linea con il più attuale trend del cosiddetto “backshoring” (anche detto “re-shoring” e “back-reshoring”), oggetto di analisi nel secondo capitolo. Processi di off-shoring e ridimensionamento delle attività sono tuttora in atto e coinvolgono quelle realtà manifatturiere in cui la strategia trainante coincide per lo più con una logica di riduzione dei costi. Anche nel caso in cui il back-reshoring dovesse in futuro assumere dimensioni quantitativamente rilevanti, non necessariamente si assisterebbe ad una collaterale riduzione delle delocalizzazioni. I due fenomeni sono del tutto indipendenti e le dinamiche alla base dei due processi non risultano interconnesse. Delocalizzazioni e back-reshoring interessano settori industriali e singole aziende che attraversano fasi differenti della loro vita operativa e che, conseguentemente, impiegano differenti strategie operative. Numerose imprese italiane hanno dovuto affrontare queste scelte localizzative, e per analizzare da vicino come questo fenomeno del re-shoring possa avvenire all’interno di un’azienda, si è presa in considerazione il caso dell’azienda Bompani di Modena. Innanzitutto, si è svolta un analisi del settore in cui l’azienda opera, cioè il settore degli elettrodomestici bianchi, evidenziando le criticità, le opportunità e l’evoluzione che il settore sta affrontando in questo periodo di crisi economica. Successivamente, prendendo in analisi l’azienda singolarmente, si è tracciato un profilo aziendale completo per poi passare alle dinamiche che hanno spinto l’azienda Bompani prima a fare operazioni di off-shoring e successivamente a “riportare la produzione a casa”.
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