Riassunto analitico
La tesi affronta nel primo capitolo il tema della povertà oggi al centro del dibattito politico come sfida da vincere, condizione da abbattere, male da estirpare. Si chiede cos’è la povertà ? Povertà materiale, povertà relazionale, povertà culturale, sono diversi aspetti di un unico fenomeno? Sviluppa la nozione di povertà affiancandone altre – quali esclusione, vulnerabilità, fragilità, deprivazione – allo scopo di rappresentare in modo più completo la pluralità delle forme e dei modi nei quali si può manifestare la difficoltà di accedere alle risorse economiche, culturali e relazionali. Nel lavoro ci si interroga di quali strumenti educativi dotarsi e che tipo di strategie adottare nell’elaborazione delle politiche sociali. In tal senso descrive il capability approach uno dei più importanti contributi nel dibattito relativo alla povertà multidimensionale, al well-being e all’eguaglianza liberale. Sintesi degli elementi tipici dell’egualitarismo liberale, come l’attenzione rivolta alla libertà individuale e all’uguaglianza di opportunità, e idee universaliste di giustizia sociale ed economica. Un possibile antidoto per le nuove forme di povertà che sempre più violentemente vengono alla ribalta sottolineando il carattere cruciale de rapporto fra povertà e cittadinanza. Obiettivo dunque sono i legami da ricomporre in un quadro, dove le minime garanzie sociali possono erodersi e sotto il fiume delle nuove povertà compromettere la coesione sociale e dove le stesse regole del vivere sociale sembrano scomposte a tal punto da annebbiare le reti sociali che faticosamente si vanno elaborando. Un tentativo di porre rimedio si ritrova nelle ‘comunità competenti’, che attraverso i loro comportamenti scompongono e ricompongono la forma indistinta della moltitudine e restituiscono coscienza di sé, reciprocità e appartenenza. La prossimità in questo senso indica un duplice movimento, andare oltre con lo sguardo e condividere, e una doppia prospettiva, inclusiva e di capacitazione e di empowerment Nel secondo capitolo viene descritta la situazione di chi è senza dimora, gli homeless, punta dell’iceberg di un sistema e di un generalizzato impoverimento. Vengono sgretolati gli stereotipi in merito ai cosiddetti barboni, analizzati i principali modelli di rappresentazione sociale addentrandosi nella homelessness, fotografata dall’ultima ‘Ricerca nazionale sulla condizione delle persone senza dimora in Italia’, rivelando dunque la complessità di un fenomeno attraverso la classificazione ETHOS. Descrive il ruolo della fio.PSD (Federazione italiana degli organismi per le Persone Senza Dimora) che si concretizza nell’attivazione di processi di advocacy personali e istituzionali: attore di sistema, promotore delle ‘Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta’ ed educatore collettivo; educatore collettivo riferimento del lavoro sul campo di cui si narra approfonditamente nel terzo e quarto capitolo. Un’esperienza di incontro con le persone senza dimora che muove secondo una prospettiva multifattoriale dei problemi legati alla povertà estrema e concepisce gli interventi secondo un approccio olistico e sistemico che tiene conto della complessità della persona che si ha di fronte senza perdere di vista il contesto di riferimento per rendere così efficaci ed efficienti i processi di miglioramento e cambiamento degli stili di vita. Secondo una prospettiva community oriented si racconta la storia del progetto “Ero solo… e mi avete cercato!!” con le persone senza dimora di Cosenza e Rende realizzato dalla Caritas Diocesana di Cosenza-Bisignano e dalla Società cooperativa onlus Strade di Casa. Un opera segno che diventa servizio e produce cambiamento e apprendimenti. Un esperienza matura che aspetta di farsi politica quando in realtà lo è già.
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