Riassunto analitico
La creazione di valore per i propri azionisti costituisce uno degli obiettivi principali cui un’impresa deve mirare nello svolgimento della propria attività. Per tali ragioni, ogni società deve essere in grado di avere una crescita continua che le permetta di ottenere risultati tali da soddisfare le attese d’investimento degli azionisti. Tale crescita può essere percorsa per via interna o mediante una crescita esterna, la quale si realizza attraverso l’attuazione di operazioni di acquisizione o fusione. Le c.d. operazioni di mergers & acquisitions (M&A) permettono, infatti, tanto la riallocazione delle risorse quanto l’attuazione di piani strategici d’investimento. Qualora poi tali operazioni siano in grado di generare vantaggi di tipo sinergico o consentano di ottenere un miglioramento delle performance aziendali, esse creano valore. Affinché possa comprendersi se e in quale misura tali operazioni di M&A siano idonee a creare valore, è necessario misurare la performance dell’investimento. Nel presente elaborato, si è deciso di studiare l’impatto che le operazioni di M&A hanno sul valore dei titoli delle società italiane quotate sul mercato di borsa, valutando, in particolare, l’incidenza dell’annuncio sul rendimento delle azioni in possesso degli azionisti. Considerando le operazioni che hanno coinvolto società italiane nel decennio compreso tra il 2006 e il 2015, è possibile determinare il rendimento ottenuto dagli azionisti a seguito dell’annuncio di un’operazione, distinguendo, per ogni analisi, il rendimento ottenuto dagli azionisti delle società acquirenti (bidder) da quello delle acquisite (target). Un elemento che contraddistingue questa ricerca è dato dal numero di operazioni considerate: infatti, sono 794 le operazioni riguardanti le bidder e 327 quelle che coinvolgono le target. La prima analisi di breve periodo, prevede il calcolo di un extra-rendimento mediante l’event study methodology che determina il c.d. abnormal returns, ovvero, un rendimento anomalo ottenuto dagli azionisti a seguito dell’annuncio dell’operazione. La sommatoria degli abnormal returns per diverse “finestre” temporali permette poi di determinare il cumulative abnormal returns. Tale metodologia è applicata a tutte le indagini effettuate con riferimento al breve periodo: inizialmente si valuta l’impatto sull'intero mercato determinando i risultati per gli azionisti delle bidder e delle target poi, sempre distinguendo le due tipologie di azionisti, lo studio si incentra sul metodo di pagamento utilizzato per concludere l’operazione. Posto che la letteratura in tema di creazione di valore ha mostrato effetti differenti sugli azionisti in funzione della metodologia di pagamento adottata, l’analisi distingue i rendimenti ottenuti dagli azionisti rispetto al pagamento in contanti e a quello in azioni. Sempre con riferimento al breve periodo, l’indagine è condotta anche a livello settoriale per determinare, in funzione delle diverse ragioni che inducono le società a compiere tali operazioni di crescita esterna, in quali dei settori del mercato italiano le aspettative degli shareholders risultano soddisfatte. Infine, l’analisi si conclude con l’esame dell’incidenza di tali operazioni sul lungo periodo, valutando, ancora una volta, oltre all'impatto sull'insieme completo delle operazioni in analisi anche i rendimenti medi ottenuti dagli azionisti in funzione della metodologia di pagamento utilizzata. La metodologia applicata per quest’ultima analisi è la buy and hold methodology che determina l’abnormal returns rispetto alla differenza dei rendimenti ottenuti da due strategie d’investimento: una prima strategia attiva, che consiste nell'investimento nelle azioni delle società, ed una passiva, che consiste invece in un investimento nell'indice di mercato, permettendo di analizzare l’impatto dell’operazione sul rendimento degli azionisti nel lungo termine.
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