Riassunto analitico
Nel moderno contesto economico globalizzato si è diffusa l’esigenza di espandersi oltre il confine nazionale, sia per realtà di grandi dimensioni che per quelle definibili come medie. Sono molte, infatti, le imprese che tendono oramai a “ramificarsi” in diverse giurisdizioni, con la conseguenza inevitabile di dover affrontare problematiche relative alla pianificazione fiscale, con l’obiettivo di ridurre o minimizzare l’Effective Tax Rate Questo fenomeno di “internazionalizzazione” riguarda i gruppi di società, in primo luogo i grossi gruppi multinazionali ma nel tempo si è sviluppato anche in realtà di dimensioni minori. Le cause che hanno portato all’espansione oltreconfine sono molteplici, dalla ricerca di nuovi mercati, l'acquisizione di fattori produttivi diversi, nonché la distribuzione oltre il paese d'origine dei prodotti e dei servizi realizzati con creazione di nuovi mercati produttivi e di sbocco per le vendite. Ancora, il crescere delle dimensioni aziendali consente sinergie e risparmi in alcuni settori (attività di ricerca e sviluppo, utilizzo di know-how comune, etc.). In questo contesto, anche la fissazione di una policy di gruppo (avente ad oggetto i criteri di determinazione dei prezzi intercompany) risponde alla logica di una direzione unitaria al fine di conseguire risultati economici pianificati ex ante . È palese quindi l'interesse prioritario del gruppo societario a tenere sotto controllo la variabile fiscale ed il carico effettivo d'imposte che ogni entità facente parte della struttura consolidata sostiene al fine di perseguire i propri obiettivi. L'espressione transfer price si riferisce ai prezzi applicati per il trasferimento dei beni materiali ed immateriali, nonché per operazioni di finanziamento o di prestazioni di servizi poste in essere fra società appartenenti allo stesso gruppo d'imprese multinazionali. La disciplina in esame è volta, appunto, ad evitare che tali imprese possano raggiungere un indebito risparmio d’imposta attraverso la manipolazione di tali prezzi. Nella pratica, tale obiettivo si realizza attraverso l’utilizzo di prezzi / corrispettivi al di sotto del valore di libero mercato applicati da un membro del gruppo che risiede in un Paese con maggiore tassazione verso un altro soggetto, collegato o facente parte del medesimo gruppo, residente dove la tassazione è minore. La concentrazione della base imponibile è quindi maggiore in capo al secondo soggetto, il quale acquistando a prezzi di favore riuscirà ad ottenere margini (e quindi utili) maggiori. Il medesimo fine, il risparmio d'imposta, si può ottenere anche applicando prezzi maggiorati al soggetto gravato di un maggiore carico fiscale, aumentando quindi i costi per lui deducibili e spostando base imponibile in capo al cedente. Tali pratiche, considerate elusive, hanno preso sempre più piede nei gruppi multinazionali, con la conseguenza che le Amministrazioni finanziarie di diversi Paesi interessati hanno incrementato i propri sforzi al fine di evitare queste pratiche. Inoltre, è di particolare interesse questa materia nel dibattito internazionale, in particolare da parte dell’OCSE che da sempre detta le linee guida generali alle quali le legislazioni nazionali fanno seguito. In questo documento si analizza quindi la materia nel suo complesso, sia per quanto riguarda le linee guida internazionali che per la normativa italiana (le leggi interessate, la prassi e le sentenze in merito emanate dalla Corte di Cassazione). Viene approfondita inoltre la disciplina per i servizi infragruppo, il transfert pricing interno e alcuni aspetti legati all’accertamento e al contenzioso tributario. Infine sono riportati degli esempi pratici di contenziosi in essere tra Agenzia delle Entrate e contribuenti di medio-grandi dimensioni.
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