Riassunto analitico
L’elaborato, concerne il problema causale nelle ipotesi di lavoratori esposti all’amianto, tema particolarmente sentito nell’attuale contesto storico, ricco di vicende criminose riguardanti, appunto il suddetto. Il problema che ci si pone già dal principio, è la liceità dell’imputazione a un datore di lavoro delle lesioni, in particolare l’insorgenza della malattia di un suo sottoposto, e l’eventuale evento morte, che nella gran parte dei casi si verifica. Il primo nodo da sciogliere è quello causale: una rapida, ma necessaria, rassegna delle principali teorie causali che hanno animato le pagine della dottrina cerca di selezionare quelle dalle quali non si può prescindere, da altre che possono essere agevolmente scavalcate. Lo studio di casi giurisprudenziali è il vero cuore battente del lavoro di tesi: una prima sentenza, storica, si ritrova già al primo capitolo. Si tratta della sentenza delle Sezioni Unite del 2002, meglio conosciuta come “sentenza Franzese”, che ha cambiato il modo di vedere e interpretare, oltre che il problema causale, anche le leggi, in particolare i coefficienti di queste ultime, che possono essere utilizzate in tema di accertamento. Non solo, quindi, leggi universali, ma anche leggi statistiche, persino con bassi coefficienti possono essere presi a riferimento dal giudice per l’accertamento del nesso causale. Requisito imprescindibile di queste ultime, però, deve essere l’esclusione di, come gran parte della dottrina definisce, “decorsi causali alternativi”. Questo breve panorama per quello che riguarda la causalità attiva; per ciò che attiene la causalità omissiva, si parte dal ben conosciuto articolo 40 comma 2 del codice penale, che definisce la posizione di garanzia (che nel caso dell’elaborato grava in capo al datore di lavoro), attraverso quella non felice formula “Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”. Si ha modo quindi di analizzare che cosa, dottrina e giurisprudenza, intendono con la formula “obbligo giuridico” e quali cambiamenti, tale nomenclatura, ha subito nel tempo. Il terzo capitolo è sicuramente il punto vivo dell’elaborato: si parte dallo studio delle teorie che riguardano il nesso causale nelle ipotesi di esposizione ad amianto. Ci si riferisce alle elaborazioni scientifiche delle teoria della trigger dose, tradotta “dose grilletto”, e della dose correlazione, selezionando, quale delle due assurge a una funzione più stringente nell’ambito penale. Alcuni paragrafi, dovuti, all’elencazione e alla spiegazione delle principali patologie che si possono contrarre nei casi di esposizione ad amianto: ci si riferisce alla asbestosi (malattia monofattoriale per eccellenza, come si ben comprende dal nome. Asbesto, infatti, è un altro modo per definire l’amianto), al mesoteolioma pleurico (malattia monofattoriale non firmata, con tutti i problemi che questa nomenclatura comporta) e, in breve, al tumore dei polmoni. Questi discorsi, giuridici in senso stretto e anche interdisciplinari, per approdare all’ultimo capitolo in cui si affronterà lo studio di due casi giurisprudenziali, risolti dalla Suprema Corte in modo difforme: un caso in cui la Corte adotta un modello di causalità attiva, un’altra fattispecie in cui si propende per un giudizio di causalità omissiva. Il quinto e ultimo capitolo costituisce una sorte di de iure condendo in cui ci si interroga sulla possibilità di creare un modello unico di responsabilità per tutti i casi di esposizione ad amianto: è possibile accertare il nesso causale tenendo conto delle teorie esposte sopra? È possibile addebitare al datore di lavoro l’insorgenza della malattia e l’eventuale morte del lavoratore?
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