Riassunto analitico
Il regime CFC italiano è stato introdotto con l'art. 1 della L. 21 novembre 2000, n. 342. Inizialmente era contenuto nell'art. 127 bis del Tuir, ma a seguito della riforma del sistema fiscale realizzata con il D. Lgs. 12 dicembre 2003, n. 334, la disciplina relativa è presente nell'art. 167 del Tuir. La legislazione CFC ha finalità antiabusiva; in particolare mira a impedire la deviazione di redditi in Stati a fiscalità privilegiata. Si applica ai soggetti residenti in Italia, che controllano, direttamente, indirettamente o per interposta persona, ai sensi dell'art. 2359 del c.c., entità estere; oppure, ai soggetti residenti che detengono più del 50% della partecipazione agli utili dell'entità controllata estera. Oltre al requisito soggettivo del controllo, sono richieste due condizioni oggettive: l'entità estera controllata deve scontare un'imposizione effettiva inferiore al 50% di quella italiana; e oltre 1/3 dei proventi conseguiti dal soggetto estero controllato devono essere costituiti da redditi passivi, come definiti dall'art. 167 del Tuir. È inoltre prevista una circostanza esimente, che consente al contribuente di disapplicare il regime CFC, rappresentata dallo svolgimento di un'attività economica effettiva da parte dell'entità estera controllata. Gli elementi principali di questo istituto sono mutati nel corso del tempo per adeguarsi al contesto economico, in continua evoluzione. La normativa CFC italiana è coerente con il principio costituzionale di capacità contributiva, intesa sia come limite relativo sia come limite assoluto alle scelte del legislatore. Questo deriva dal fatto che l'esercizio del controllo sull'entità estera controllata rappresenta un'espressione della capacità contributiva del soggetto residente. La legislazione CFC potrebbe contrastare con le libertà fondamentali tutelate dal TFUE; tuttavia è legittima poiché ha finalità antiabusiva e risponde a esigenze imperative (rule of reason).
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Abstract
The Italian CFC regime was introduced with art. 1 of Law 21 November 2000, n. 342.
Initially, it was contained in the art. 127 bis of the Tuir, but following the reform of the tax system implemented with Legislative Decree 12 December 2003, n. 334, the relative discipline is included in the art. 167 of the Tuir.
The CFC legislation has anti-abuse purposes; in particular it aims to prevent the devation of income in States with privileged taxation.
It applies to subjects residing in Italy, who control, directly, indirectly or through a third party, pursuant to art. 2359 of the Italian Civil Code, foreign entities; or, to residents who hold more than 50% of the profit participation of the foreign controlled entity.
In addition to the subjective requirement of control, two objective conditions are required: the controlled foreign entity must pay an effective taxation of less than 50% of the Italian one; and more than 1/3 of the income earned by the controlled foreign subject must be made up of passive income, as defined by art. 167 of the Tuir.
There is also an exempting circumstance, which allows the taxpayer to disregard the CFC regime, represented by the performance of an effective economic activity by the controlled foreign entity.
The main elements of this institute have changed over time to adapt to the constantly evolving economic context.
The Italian CFC legislation is consistent with the constitutional principle of ability to pay, evaluated both as a relative limit and as an absolute limit to the choices of the legislator.
This comes from the fact that the exercise of control over the controlled foreign entity is an expression of the ability to pay of the resident subject.
The CFC legislation could conflict with the fundamental freedoms protected by the TFEU; however it is legitimate since it has anti-abuse purposes and responds to imperative needs (rule of reason).
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