Riassunto analitico
La mia tesi analizzerà la disciplina, sia in chiave processual-penalistica sia in ottica sostanziale, dell’attività (dell’autorità giudiziaria) sotto copertura. Essa sarà strutturata in tre capitoli, nel primo dei quali verrà approfondito il tema dei “soggetti” partecipanti a questo tipo di operazioni. Nel dettaglio, particolare attenzione verrà riposta nei confronti di due tipologie di figure, assolutamente centrali nel settore preso in esame: l’agente provocatore e l’agente sotto copertura. Un agente provocatore è una persona che, agendo su mandato di un’autorità (generalmente giudiziaria o di polizia), si inserisce in un determinato contesto sociale o criminale con lo scopo di incitare o indurre altre persone a commettere un reato o a rivelare attività illecite. Il ruolo dell’agente provocatore è spesso oggetto di dibattito. In molti ordinamenti giuridici, infatti, l’uso di agenti provocatori è limitato o vietato perché può violare il principio della non punibilità per delitto provocato e il diritto alla difesa. Il rischio è che l’istigazione possa spingere una persona a commettere un reato che altrimenti non avrebbe compiuto. In Italia, l’uso di agenti provocatori è strettamente regolamentato ed è ammesso solo in circostanze eccezionali, come nei reati di droga o in quelli legati alla criminalità organizzata. L’agente sotto copertura, invece è un appartenente alle forze dell’ordine o a un’agenzia di sicurezza che, con un’identità fittizia, si infiltra in determinati contesti sociali o criminali al fine di raccogliere informazioni, prove o indizi su attività illecite, senza istigare o incitare la commissione di reati. La sua attività è regolamentata dalla legge e si svolge nell’ambito di indagini particolarmente complesse, come quelle relative al terrorismo, alla criminalità organizzata o al traffico di droga. La differenza fondamentale tra le due figure risiede nel fatto che l’agente sotto copertura, a differenza del provocatore, non deve sollecitare, istigare o indurre le persone al compimento di un reato, ma si limita,a monitorare e documentare. Durante le operazione sotto copertura, l’agente è protetto da specifiche normative che lo esonerano da responsabilità penali per condotte marginali necessarie a mantenere il suo ruolo (come per esempio l’acquisto simulato di stupefacenti); tuttavia egli non è autorizzato a commettere reati gravi o a violare principi fondamentali del nostro ordinamento. All’interno del primo capitolo, particolare attenzione verrà riposta nei confronti dell’evoluzione storico-giuridica delle due figure, ma anche verso l’attuale quadro normativo vigente, verso i più importanti casi giurisprudenziali e si concluderà con una breve analisi della disciplina comparata con quelle di altri ordinamenti giuridici, specialmente di Common Law. Nel secondo capitolo, invece, il tema centrale sarà l’analisi della disciplina sostanziale delle operazioni sotto copertura. Partendo da un esame delle principali fonti normative in materia, come per esempio la L 146/2006, il DPR 309/1990,oppure il d. Lgs 231/2007, si arriverà ad estendere lo sguardo anche nei confronti delle norme europee ed internazionali. Nel terzo capitolo, infine, analizzerò i profili processuali rilevanti connessi alle operazioni sotto copertura, come ad esempio la testimonianza dell’agente undercover, la documentazione delle attività sotto copertura, i limiti all’utilizzabilità delle prove, gli istituti a tutela delle generalità dell’agente infiltrato, il difficile bilanciamento tra questi ultimi e gli istituti a tutela dei diritti difensivi dell’imputato.
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