Riassunto analitico
L’argomento scelto per questa tesi scaturisce dalla relazione tra una forte passione per il diritto internazionale e l’interesse per un fenomeno sempre più diffuso e crescente, quello del nuovo terrorismo internazionale a matrice islamica. Ho iniziato il mio percorso di approfondimento cercando capire innanzitutto le sue origini e la sua evoluzione; come si manifestava negli anni settanta-ottanta; come e quando ha iniziato a mutare i suoi ideali e quali ne sono stati gli eventi scatenanti. Grazie alla passione per il diritto internazionale ho raccolto fonti e risoluzioni varie per farne argomento di studio, perché’ solo così è possibile capire meglio le difficoltà del legislatore di fronte a questa minaccia invisibile. In questa tesi mi pongo l’obiettivo di provare a dare delle risposte a tutte quelle domande che mi ero posta quando ho cominciato a capire quanto grande fosse questa minaccia, che seppure esiste da tempo ha imparato a mutare, a evolversi in diverse forme. Con questo la comunità internazionale ha visto l’evoluzione di una figura che ha cambiato le sue vesti e il suo pensiero dagli anni del conflitto siriano-iracheno, quella dei Foreign Fighters, che si sono trasformati in Foreign Terrorist Fighters. Analizzeremo la loro evoluzione criminale e come il legislatore si sia dedicato a questo segmento del terrore. Ho cercato di capire meglio la diversa qualificazione degli atti di terrorismo come crimine internazionale e l’organismo che avrebbe giurisdizione qualora fosse fatto rientrare in quella categoria. Per capire meglio le risposte della comunità internazionale al terrorismo islamico occorre riferirsi il sistema sanzionatorio in vigore dal 1999, quello della Blacklist e delle Targeted sanctions. Capiremo meglio le chiavi che hanno convinto il legislatore a rivoluzionare il vecchio sistema verso uno più mirato, in cosa consiste, gli organi che lo compongono e il loro funzionamento. Subire attentati ha significato, a volte, dover introdurre regole molto rigide che spesso hanno conflitto con i diritti umani, aprendo dibattiti internazionali. Questo ci conduce ad altre fondamentali domande: la prevenzione del terrorismo è giusto che sia svincolata dal rispetto dei diritti dell’uomo e del presunto terrorista? Per prevenire queste minacce è corretto e legittimo comprimere le garanzie dei soggetti iscritti nelle liste? Ho ritenuto importante concludere questo percorso con un’analisi sulla cooperazione internazionale e vedremo la creazione e l’attuale ruolo che riveste l’Interpol, sovente menzionata all’interno delle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, l’Europol e l’Eurojust. Cercheremo di comprendere in cosa consiste questa cooperazione internazionale e in che modo si concretizza. Dobbiamo lottare contro questo fenomeno con forza, ma soprattutto con velocità, spigliatezza, strategia e sagacia. Una lotta comune è il segreto per una vittoria su un nemico che si nasconde dietro a nuove tecnologie all’avanguardia. Lo dobbiamo alle innumerevoli vittime che non solo uomini, donne e bambini: sono madri, padri e figli che non ci sono più. Il minimo che i legislatori possono fare è massimizzare i loro sforzi, cercare di mettere tutte le risorse per cooperare tra loro, per aiutare una ferita, ma più forte, collettività. Perché si sa, le cadute ti aiutano a rialzarti più forte. Come ha detto Jim Morrison, ‹‹Non è forte chi non cade, ma chi cadendo, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi.››
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