Riassunto analitico
La povertà educativa, intesa come “la privazione della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni” non è solo una questione di reddito. Vincola anche altre dimensioni come la dimensione relazionale, sociale, cognitiva e l’accesso a servizi e opportunità formative per i minori. I dati Invalsi e Ocse-Pisa sottolineano questa correlazione tra lo status socio-economico e culturale della famiglia e le performance scolastiche degli alunni: i minori che vivono in contesti sociali, familiari e culturali svantaggiati hanno prestazioni scolastiche inferiori a quelle dei loro compagni che provengono da famiglie più benestanti. In questo quadro si inseriscono le teorie sociologiche nell’interpretazione delle disuguaglianze di opportunità di fronte all’istruzione. In aggiunta le numerose indagini e la stessa letteratura sul tema “rom e sinti” evidenziano una forte esclusione sociale, nell’accesso all’istruzione, al lavoro, ai servizi sociali delle comunità rom, nonché alte percentuali di analfabetismo e dispersione scolastica dei minori rom. Un fenomeno che va a sommarsi alle condizioni di emarginazione, stigmatizzazione di cui sono spesso vittime le comunità nomadi, privando questi gruppi, colpendo soprattutto gli individui più giovani, delle possibilità di un riscatto sociale e dello sviluppo delle loro personali risorse. L’obiettivo della ricerca è di “dare voce” ai vissuti personali dei giovani sinti per percorrere le loro scelte di vita prestando attenzione agli aspetti dell’istruzione, del lavoro e alla questione abitativa. Sono, infatti, questi gli ambiti in cui la maggior parte degli studi e della letteratura “rom e sinti”, riconoscono si manifesti la discriminazione di cui spesso sono vittime queste comunità.
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