Riassunto analitico
INTRODUZIONE Il carcinoma polmonare non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC) rappresenta l’80-90% dei tumori polmonari e, qualora venisse diagnosticato in stadio I, II e in casi selezionati di IIIA, la chirurgia radicale ne rappresenta il trattamento di elezione. La fibrillazione atriale (FA) è la più comune aritmia cardiaca sostenuta, e nonostante i progressi nella sua gestione rimane ancora una delle maggiori cause di ictus, insufficienza cardiaca, morte improvvisa e morbidità cardiovascolare. Il suo trattamento prevede l’uso di farmaci per il controllo della frequenza o per il controllo del ritmo cardiaci, associati ad un’adeguata terapia anticoagulante (con antagonisti della vitamina K o con nuovi anticoagulanti orali): entrambe queste terapie farmacologiche devono tenere in considerazione i rischi tromboembolico ed emorragico a cui può essere soggetto il paziente. Queste due entità patologiche (carcinoma polmonare e fibrillazione atriale) trovano un punto d’incontro in seguito a sviluppo di fibrillazione atriale post-operatoria (post-operative atrial fibrillation, POAF), che è quell’aritmia che si può riscontrare in determinate tipologie di pazienti a seguito di un intervento chirurgico di resezione polmonare maggiore avvenuto principalmente per la rimozione di una neoplasia polmonare. La POAF è un evento avverso importante e potenzialmente prevenibile e la letteratura recente si è occupata del suo studio, ma le reali evidenze riguardo alla sua incidenza, alla fisiopatologia, ai fattori di rischio, alle complicanze ad essa dovute, alla sua profilassi e ad un suo eventuale trattamento specifico devono ancora essere confermate, dato che gli studi che si sono occupati di POAF sono ancora limitati. SCOPO DEL LAVORO Il nostro studio, di tipo retrospettivo, si è quindi proposto di rilevare l’incidenza di fibrillazione atriale postoperatoria nei pazienti sottoposti ad intervento di resezione chirurgica polmonare, di individuarne i fattori clinici associati e di valutare gli outcomes e le complicanze di cui è responsabile. MATERIALI E METODI Sono stati arruolati 139 soggetti che tra giugno 2018 e ottobre 2019 si sono sottoposti ad un intervento chirurgico polmonare, e, analizzando le cartelle cliniche, per ognuno sono stati raccolti dati demografici e anamnestici, come anche i dati e gli eventi pre-, peri- e postoperatori necessari per lo svolgimento dello studio. Per ogni paziente sono anche stati calcolati i punteggi di rischio tromboembolico ed emorragico tramite gli score CHA2DS2-VASc e HAS-BLED rispettivamente. RISULTATI È stata riscontrata un’incidenza di POAF pari al 5% (7 pazienti su 139 hanno sviluppato l’aritmia), ed è stato rilevato che i pazienti con sviluppo di POAF sono prevalentemente di sesso maschile, di età avanzata (con più di 70anni di età), con abitudine al fumo passata o presente, frequentemente affetti da ipertensione e BPCO e sottoposti ad intervento in toracotomia. DISCUSSIONE Nella valutazione degli outcomes correlati a POAF sono state riscontrate una degenza ospedaliera e una degenza in terapia intensiva più prolungate rispetto a quelle dei pazienti senza POAF. I risultati ottenuti sono in parte concordi e in parte discordi con i dati presenti in letteratura. I punteggi ottenuti negli scores di rischio tromboembolico ed emorragico sono risultati mediamente più elevati nei pazienti con POAF. CONCLUSIONI A conclusione dello studio si può affermare che la POAF è un evento non raro in seguito a interventi chirurgici polmonare ma che può essere efficacemente prevenuto, individuato e trattato.
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