Riassunto analitico
A partire dai primi decenni del XX secolo la tutela dei beni culturali nel diritto internazionale ha iniziato ad ottenere un riconoscimento sempre maggiore, passando dal rappresentare una piccola parentesi all’interno delle fonti di diritto internazionale stabilite in materia di diritto bellico, a costituire una materia a sé stante, disciplinata tramite utilizzo di varie tipologie di fonti del diritto internazionale. Fra queste fonti, i trattati e le convenzioni di diritto internazionale, facilitando la collaborazione e cooperazione fra i vari statti membri della comunità internazionale, hanno permesso un ulteriore rafforzamento della suddetta disciplina, in quanto hanno concesso alla comunità internazionale la possibilità di unire le forze per il conseguimento di specifici obiettivi comuni riguardanti la tutela e valorizzazione dei beni culturali. A partire poi dal 1945 l’Unesco si è impegnata nell’obiettivo di creare una serie di strumenti atti a promuovere gli ideali di pace eguaglianza, tramite valorizzazione del patrimonio culturale, sociale, scientifico e antropologico dell’umanità. A tal fine l’Unesco ha quindi emanato nel corso degli anni una serie di convenzioni dedicate alla tutela dei beni del Patrimonio, fra cui la Convenzione del 1972 per la Tutela del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale rappresenta il modello per eccellenza. Nonostante i notevoli progressi fatti in questo ambito, all’interno del quadro normativo internazionale stabilito per la salvaguardia dei beni culturali, sono tutt’oggi presenti limitazioni tali da comprometterne l’efficacia in determinati casi, come ad esempio nel caso in cui azioni poste in essere da autorità governative statali, al fine di conseguire un proprio interesse politico, mettano a rischio il futuro di un bene o la protezione di quelle caratteristiche che ne determinano il grande valore culturale, sociale, naturale, antropologico, storico, etnografico o scientifico. Tale esempio verrà approfondito nel presente elaborato, tramite analisi di un caso recente, ovvero la ri – conversione del museo di Hagia Sophia in moschea, autorizzata dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan il 10 luglio 2020.
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Abstract
Since the early decades of the 20th century, the protection of cultural heritage in international law has gained increasing recognition, evolving from a minor aspect within the sources of international law concerning warfare to a distinct subject matter. This field is now governed by various types of international law sources. Among these sources, treaties and conventions of international law have facilitated collaboration and cooperation among member states of the international community. This has further strengthened the discipline, as it has allowed the international community to join forces in achieving specific common goals regarding the protection and enhancement of cultural heritage. Since 1945, UNESCO has been committed to creating a series of instruments to promote the ideals of peace and equality through the enhancement of humanity's cultural, social, scientific, and anthropological heritage. To this end, UNESCO has, over the years, issued a series of conventions dedicated to the protection of Heritage assets. Among these, the 1972 Convention for the Protection of the World Cultural and Natural Heritage represents the model of excellence. Despite the significant progress made in this area, within the international regulatory framework established for the safeguarding of cultural heritage, limitations still exist that compromise its effectiveness in certain cases. For example, when actions taken by state government authorities, in order to achieve their own political interests, jeopardize the future of a property or the protection of those characteristics that determine its great cultural, social, natural, anthropological, historical, ethnographic, or scientific value. This example will be explored in this paper, through the analysis of a recent case, namely the re-conversion of the Hagia Sophia museum into a mosque, authorized by Turkish President Recep Tayyip Erdogan on July 10, 2020.
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