Riassunto analitico
La presente tesi si prefigge di analizzare la questione del cambiamento climatico nel quadro internazionalistico delle prassi poste in essere dagli Stati. Essendo quello in esame un concetto basato su conoscenze scientifiche, dopo aver raffrontato le definizioni linguistiche date al fenomeno – nell’obiettivo di trarne una nozione di massima – si ripercorrono le principali tappe dell’evoluzione della materia. Partendo dai primi studiosi che scoprirono i meccanismi da cui il cambiamento climatico deriva, si giungerà ad osservare l’essenziale contributo operato, odiernamente, dalla comunità scientifica a favore del campo giuridico. Proseguendo nell’analisi, si tratterà di come la Comunità degli Stati e la dottrina internazionalistica abbiano concettualmente recepito e integrato il fenomeno, soffermandosi poi sul peculiare punto di vista assunto dalla Santa Sede e sul dibattito sviluppatosi nell’ambito dottrinale italiano. Una volta assodate le coordinate necessarie, si procederà nel secondo capitolo con la proposizione delle prassi internazionalmente promosse dagli Stati, differenziandone le visioni e soffermandosi su alcuni elementi caratterizzanti. Dapprima si osserverà la posizione assunta dai paesi del Global North, dando luce in particolare alle esperienze dei Paesi Bassi, del Canada e degli Stati Uniti. Ci si soffermerà sull’approccio che questi hanno nel tempo posto in essere, analizzando inoltre – nel caso dei Netherlands e del Canada – due importanti casi giudiziari che hanno contribuito all’evolversi delle relative prassi. Nel caso statunitense, invece, ci si dedicherà soprattutto a mettere in luce l’oscillante operato della nazione in occasione dei diversi negoziati sul clima, fino all’attuale posizionamento. Discorso analogo verrà presentato con riferimento agli Stati appartenenti al Global South. Dopo aver spiegato le principali istanze internazionalmente assunte dalla compagine, sottolineando così su cosa si caratterizza l’approccio seguito dalla maggioranza dei suoi membri, si esamineranno le prassi del Ghana – e del contesto africano in cui si inserisce – nonché dell’India, protagonista della scena globale in materia, fautrice di un interessante progetto nazionale che verrà in questa sede ricordato. Infine, si darà spazio ai “gruppi di Stati” creatisi in seno alle Nazioni Unite ed impegnati a sostegno del riconoscimento internazionale delle peculiari esigenze, nell’intento di bilanciare il difficile connubio tra l’esigenza di mantenere lo status acquisito, o acquisirlo in alcuni casi, e la necessità di combattere in maniera efficace il cambiamento climatico e i devastanti effetti da questi cagionati. In particolare si osserverà il contributo del «Gruppo dei 77» particolarmente attivo sul tema, nonché una riflessione su quanto attiene alla posizione assunta dai Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza. L’ultimo capitolo ha come argomento centrale l’approccio ai negoziati e la prassi climatica caratterizzante l’azione dell’Unione Europea. Prima di trarre le conclusioni finali, infine, si fornirà un quadro sulla prassi internazionalmente intrapresa dall’Italia, evidenziandone il carattere “comunitario” e i deficit attualmente osservabili.
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