Riassunto analitico
Il mezzo di ricerca della prova delle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni è uno strumento d’indagine ampiamente utilizzato dagli inquirenti negli ultimi anni, soprattutto in virtù dello sviluppo tecnologico di alcuni mezzi di comunicazione e dell’impiego di strumenti e tecniche di captazione sempre più avanzate. La capacità dell’intercettazione di monitorare le utenze telefoniche o telematiche, nonché gli ambienti fisici, risulta decisiva, infatti, all’interno di indagini indirizzate nei confronti di soggetti sospettati di aver commesso un reato di particolare gravità, al fine di raccogliere, dalle conversazioni o colloqui captati, notizie o informazioni utili a fondare o supportare la tesi accusatoria. In tal caso, si parla di intercettazioni processuali. Tuttavia, l’utilità di tale strumento di captazione delle comunicazioni non si limita esclusivamente alla fase del procedimento penale relativa alle indagini preliminari; le intercettazioni risultano infatti spesso indispensabili anche quando sono indirizzate nei confronti di soggetti per i quali sussiste il rischio o il pericolo imminente di commissione di un reato. In questo caso, si parlerà invece di intercettazioni preventive. Sebbene sia nota l’efficacia delle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni quale mezzo di ricerca della prova, gli effetti collaterali che spesso ne derivano assumono elevati gradi di lesività, in particolare nei confronti della sfera di riservatezza e segretezza delle comunicazioni del cittadino intercettato. Da ciò, pertanto, origina l’evidente necessità, nel ricorso a tale strumento d’indagine particolarmente invasivo della sfera privata dei singoli individui, di un bilanciamento tra l’interesse collettivo della prevenzione e repressione dei reati e la tutela della privacy dei soggetti privati direttamente o indirettamente coinvolti in operazioni di intercettazione. Un problema, quello del necessario bilanciamento tra la garanzia di riservatezza dei soggetti privati e le esigenze di repressione o prevenzione dei reati rispetto all’utilizzo di tale mezzo di ricerca della prova, che diviene sempre più complesso nel momento in cui il soggetto passivo destinatario del provvedimento esecutivo ricopre una carica istituzionale nel nostro ordinamento, come, ad esempio, un membro del Parlamento o un Ministro o il Presidente della Repubblica. Tali soggetti, infatti, per via della funzione istituzionale svolta e la carica ricoperta, risultano protetti da speciali guarentigie, da cui scaturiscono dei limiti all’utilizzo nei loro confronti delle intercettazioni da parte degli investigatori. L’obiettivo che ci poniamo in questa trattazione è, pertanto, quello di indagare, anche alla luce degli interventi in dottrina e in giurisprudenza sul tema, sugli aspetti, soprattutto quelli maggiormente contraddittori, che caratterizzano la normativa, tanto a livello di legge costituzionale quanto di legge ordinaria, che disciplina l’utilizzo del mezzo di ricerca della prova delle intercettazioni di conversazioni e comunicazioni nei confronti di soggetti che assumono e ricoprono le principali cariche istituzionali nel nostro Paese. Un compito difficile, soprattutto alla luce del difficile equilibrio tra due valori che spesso entrano in contrasto tra loro: da un lato, quello rappresentato dalle guarentigie e immunità a tutela della libertà e dell’autonomia dei principali organo dello Stato e, dall’altro, quello rappresentato dal principio costituzionale della parità di trattamento per tutti i cittadini dinanzi alla giurisdizione, sancito dall’art. 3 della Carta costituzionale.
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