Riassunto analitico
I contratti a tempo determinato rappresentano una particolare tipologia contrattuale nei quali viene inserito un termine finale, alla cui scadenza il contratto di lavoro si risolve. Nonostante essi non rappresentino il contratto standard di lavoro, permettono ai datori di lavoro di regolare la flessibilità in entrata, soprattutto in momenti delicati come quello della pandemia. Stipulare contratti a tempo determinato non è però sempre possibile, ma è consentito unicamente al ricorrere di particolari motivi giustificativi, detti "causali". Nel primo capitolo si analizzeranno proprio le causali, ripercorrendo le principali tappe evolutive che hanno portato all'attuale assetto normativo, soffermandosi in particolar modo sugli interventi del legislatore per adeguare la rigida disciplina prevista dal decreto Dignità alle nuove esigenze imposte dalla pandemia. Alla luce dei dati sull'occupazione, si tenterà di valutare l'effetto che le varie riforma hanno avuto sul mercato del lavoro. Nel secondo capito, oggetto di approfondimento saranno gli istituti della proroga e del rinnovo, al fine di comprendere in che modo le parti possano proseguire il rapporto di lavoro anche oltre lo spirare del primo termine pattuito. Anche in questo caso, si proverà a capire in che modo il legislatore, negli ultimi due anni, ha inteso sostenere l'occupazione, seppur a termine, attraverso la modifica delle discipline di proroga e rinnovo. Infine, nel terzo ed ultimo capitolo, al centro della disamina vi sarà il ruolo svolto dalla contrattazione collettiva per stabilire se, e in che modo, ai contratti collettivi sia consentito derogare la disciplina generale dei contratti a termine stabilita dalla legge. Per fare ciò, si studieranno i diversi rinvii contenuti nelle diverse riforme susseguitesi negli anni, partendo dalla legge n. 56/1987, fino ad arrivare alle più recenti novità introdotte dalla legge n. 106/2021.
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