Riassunto analitico
INTRODUZIONE e OBIETTIVO DELLO STUDIO Lo scompenso cardiaco (SC) è una patologia in aumento, in particolare nella nostra popolazione che diventa sempre più anziana. Oltre all’elevata mortalità e morbilità, è rilevante l’impatto della patologia sulla vita dei pazienti e dei loro caregiver. I Medici di Medicina Generale (MMG) seguono a domicilio pazienti affetti da SC che per difficoltà logistiche, o più spesso legate alla presenza di altre patologie, non accedono in modo continuativo agli ambulatori ospedalieri dedicati. Sono pazienti che necessitano della presenza costante di un caregiver, che si fa carico della complessa gestione dello SC, delle sue complicanze e, nella maggioranza dei casi, delle politerapie, nonché del riconoscimento dei segni di riacutizzazione della malattia. Abbiamo indagato se educando i caregivers a mantenere controllati questi pazienti affetti da scompenso cardiaco cronico seguiti a domicilio, con strumenti di basso impatto tecnologico ed economico, siamo in grado di prevenirne le frequenti ospedalizzazioni. Il calo dell’ospedalizzazione può portare a un miglioramento della loro assistenza, e della Qualità di Vita (QoL) sia del paziente che del caregiver; la riduzione dei ricoveri può avere un importante impatto socio-economico.
MATERIALI e METODI La ricerca è uno studio di intervento controllato, randomizzato in aperto, approvato dal Comitato Etico di Modena (n.84/13). Sono stati arruolati Medici di Medicina Generale (MMG), i quali hanno selezionato i loro pazienti con diagnosi di SC, curati a domicilio secondo i criteri di inclusione allo studio. I MMG, e di conseguenza i pazienti, sono stati randomizzati in un gruppo di intervento e uno di controllo. I caregiver del primo gruppo hanno ricevuto una formazione a domicilio sull’uso di strumenti utili per seguire gli assistiti e per riconoscere i segni di riacutizzazione della malattia e interpellare così precocemente il MMG. In particolare, sono stati educati a rilevare e registrare con frequenza regolare la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la presenza di aritmie, il peso corporeo, la presenza di edema, i sintomi di dispnea; e a segnalarne precocemente le variazioni significative. Sono stati valutati, assieme ad altre variabili, il numero di ricoveri durante l’anno di osservazione, il numero di accessi al PS, il numero di accesi del MMG al domicilio.
RISULTATI I dati riportati riguardano un campione di 301 pazienti, seguiti da altrettanti caregiver, così divisi: 155 pazienti nel gruppo d’intervento e 146 nel gruppo di controllo. L’età media era di 85 anni. Nell’anno di arruolamento si è verificata una mortalità del 30%, uguale per i due gruppi. Dei 211 pazienti che hanno completato l’anno di osservazione, non hanno subito ricoveri il 60,6 % dei 109 pazienti nel gruppo di intervento contro il 45,1 % dei 102 pazienti nel gruppo di controllo. Questo dato, che è l’obiettivo primario dello studio, è statisticamente significativo. Le variazioni del numero di accessi al PS, e del numero di accesi del MMG non sono risultate invece statisticamente significative.
CONCLUSIONI Dallo studio emerge che un’educazione strutturata del caregiver all’utilizzo di strumenti a basso impatto economico riduce il numero di ricoveri in una popolazione di pazienti con scompenso cardiaco selezionata in negativo; tutto ciò va a impattare positivamente sulla QoL e sui costi socio-economici che i ricoveri aggiuntivi comporterebbero.
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