Riassunto analitico
L’elaborato affronta il tema dell’opinione dissenziente nella giustizia costituzionale con un approccio storico-comparato. Inizialmente, vengono evidenziate le caratteristiche principali di questo istituto, le ragioni generalmente addotte a favore e contro la sua adozione e la sua evoluzione nel tempo nei principali sistemi di common law, civil law e nell’ordinamento internazionale. Successivamente, l’analisi si concentra su due contesti specifici: quello statunitense e quello italiano. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il ruolo del dissent viene esaminato attraverso una disamina della jurisprudence e delle judicial philosophies di alcuni tra i più influenti giudici della Corte Suprema, che si sono distinti come "great dissenters": Johnson, Holmes, Brandeis, Frankfurter, Brennan, Scalia e Ginsburg. L’esperienza italiana viene introdotta da una digressione di natura storiografica relativa al voto di scissura nel periodo medioevale e preunitario, per poi passare un sintetico excursus sul dissenso segreto previsto dalla disciplina della responsabilità civile dei magistrati, come modificata dalla sentenza della Corte costituzionale n. 18 del 1989. Successivamente, l’attenzione si sposta sul dibattito dottrinale riguardante l'introduzione delle opinioni separate all’interno della Consulta, sulle forme “mascherate” di dissenso praticate in assenza di dissenting opinion e sul rapporto tra questo istituto e le teorie della Costituzione e dell’interpretazione costituzionale. In conclusione, si esprime una posizione favorevole all’introduzione dell’opinione dissenziente, pur constatando il persistente scetticismo degli attori istituzionali nei confronti di tale innovazione.
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