Riassunto analitico
Premessa : La sopravvivenza tra i pazienti ammessi all’ospedale dopo arresto cardiaco extra-ospedaliero rimane ridotta nonostante i progressivi miglioramenti sia nel trattamento pre-ospedaliero che intra-ospedaliero degli ultimi 15 anni. Comparare i tassi di sopravvivenza nei vari studi è arduo per l’estrema disomogeneità delle popolazioni considerate. Obiettivi : Scopo del nostro lavoro è stato quello di analizzare la sopravvivenza in un gruppo omogeneo di pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco extra-ospedaliero per causa cardiaca ischemica acuta, trattati secondo un protocollo ottimizzato e standardizzato comprendente rivascolarizzazione precoce e ipotermia terapeutica. Metodi : La casistica è composta da pazienti afferiti al centro ospedaliero “Nuovo Ospedale Civile Sant’Agostino Estense” (NOCSAE) dal 1 Gennaio 2012 al 31 Dicembre 2013 con caratteristiche comuni quali: rianimazione efficace sul territorio a seguito di arresto cardiaco extra-ospedaliero con ripristino di circolo spontaneo (ROSC), in stato di coma (Glasgow Coma Score<6) e evidenza elettrocardiografica di infarto miocardico acuto con ST sopraslivellato, trattati secondo le Linee Guida 2007/2012 che comprendono rivascolarizzazione precoce e ipotermia terapeutica inserite nella gestione rianimatoria globale ottimale. Non c’è gruppo di controllo perché non è eticamente corretto non trattare pazienti di tale complessità secondo il miglior trattamento applicabile. Risultati : La popolazione del nostro studio osservazionale consiste di 11 pazienti consecutivi (5 maschi e 7 femmine) di età compresa fra 48 e 81 anni. Il ritmo d’esordio è defibrillabile per 10 pazienti su 11 (90,9%); tutti i pazienti presentano infarto miocardio acuto ST sopraslivellato (STEMI) ; tutti gli arresti cardiaci sono testimoniati e con ROSC entro 20 minuti; 9 pazienti su 11 (81,8%) hanno evidente occlusione trombotica acuta alla coronarografia e la rivascolarizzazione precoce è stata eseguita in 10 casi su 11 (90,9%); 1 paziente (9,1% circa) presenta shock cardiogeno; il tempo door to balloon ( tempo intercorso dall’ingresso in ospedale all’ingresso in sala di emodinamica/cath lab) per 10 pazienti su 11 (90,9%) è minore di 120 minuti; l’ipotermia terapeutica per 10 pazienti su 11 (90,9%) è iniziata entro 4 ore. La sopravvivenza alla dimissione è risultata dell’82% circa (9 pazienti su 11). La causa di decesso in 2 casi è stato shock settico in grave stato neurologico e lesioni cerebrali severe. Non si è verificata nessuna complicanza emorragica maggiore; 5 pazienti (45,5% circa) hanno presentato complicanze settiche controllate dalla terapia antibiotica e dei 9 pazienti dimessi tutti hanno presentato un buon recupero neurologico valutato secondo la Cerebral Performance Category (CPC 1 e 2). Conclusioni : Nei pazienti con infarto miocardico acuto con ST sopraslivellato (STEMI) rianimati efficacemente sul territorio, la rivascolarizzazione precoce entro 120 minuti accompagnata a terapia di neuroprotezione consente un’elevata sopravvivenza con buon recupero neurologico. Nei casi di arresto cardiaco è fondamentale il riconoscimento precoce dell’eziologia per un trattamento mirato ottimale.
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