Riassunto analitico
Il 23 dicembre del 2016, in seguito alla Legge 124/2015 recante “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”, meglio conosciuta come Legge Madia di Riforma della PA, con il D.lgs. n. 97/2016 di modifica del D. lgs. n. 33/2013, è entrata in vigore la disciplina del diritto di accesso civico generalizzato, con cui si è introdotto uno strumento di trasparenza sul modello Freedom of Information Act (FOIA), per l’influenza esercitata da analoghi sviluppi della disciplina europea, dal modello statunitense e dalle normative dei singoli stati a livello internazionale. Con l’introduzione del diritto di accesso civico generalizzato, per espressa previsione del governo si è voluto rivoluzionare il modo di ottenere i dati pubblici, impegnandosi ad attuare un tipo di accesso ai documenti sul modello FOIA, per fare della trasparenza un principio organico e strategico nel campo della lotta alla corruzione e per attuare uno strumento particolarmente confacente alle moderne democrazie liberali, come si evince dalle sue finalità. Dal diritto di accesso ai documenti degli anni ’90 (L. n. 241/1990), che prevedeva un accesso documentale dei soli soggetti privati portatori di un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l'accesso, si è passati ad una trasparenza o accessibilità tendenzialmente totale ai dati e documenti delle Pubbliche Amministrazioni. In sintesi, non vi è più il bisogno di indicare un interesse giuridicamente rilevante per diventare titolare, in seguito all’accesso, di un diritto alla trasparenza. In Italia, vi è stata una stratificazione della disciplina del diritto di accesso che si è sostanzialmente evoluta affiancando, senza un coordinamento sistematico, nuovi istituti di accesso al precedente accesso documentale. Il diritto di accesso registra in parallelo un aumento delle finalità della disciplina, perché all’originaria finalità di tutela di una situazione giuridicamente rilevante a questo punto si aggiungono la partecipazione democratica, il controllo popolare e la prevenzione della corruzione, e viene ricollegato agli articoli 1 e 2 della Costituzione, nonché all’art. 97 e al principio di sussidiarietà di cui all’art. 118. Con l’aumento di portata delle finalità e l’estensione soggettiva del diritto di accesso aumentano corrispondentemente le possibilità di conflitto con interessi antagonistici, cioè interessi di riservatezza pubblica e privata. Oltre al ben noto interrogativo che bisogna indiscutibilmente porsi, ovvero se l’approvazione del modello FOIA abbia effettivamente introdotto nel nostro paese i presupposti per una maggiore trasparenza, sono venuti a galla in seguito all’applicazione giorno dopo giorno del diritto di accesso civico generalizzato alcuni nodi critici. Nel presente lavoro di tesi si analizzano le criticità che possono andare a ridimensionare in parte l’ambito soggettivo e oggettivo di applicazione del nuovo diritto di accesso, le criticità che emergono dal rapporto tra diritto di accesso civico generalizzato e le altre forme di accesso. Ci si sofferma, inoltre, su alcune problematiche che sono state individuate nello stesso procedimento amministrativo e nel sistema di governance dello stesso. In ultimo, viene considerato il meccanismo di bilanciamento tra la trasparenza pubblica, qui declinata nell’accesso generalizzato, e i casi di riservatezza pubblica e privata (le esclusioni) e ci si chiede se è garantito il corretto funzionamento della valutazione di bilanciamento che viene fatta dai funzionari amministrativi in seguito alle istanze di accesso. Ci si chiede se il funzionario sia assistito da criteri idonei a favorire un giusto bilanciamento tra interessi contrastanti, se le tecniche messe a punto dal legislatore siano adeguate, proporzionate e ragionevoli.
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