Riassunto analitico
L’8 gennaio 2013 l’Italia è stata condannata all’unanimità dalla Corte di Strasburgo per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti Umani; si tratta della nota sentenza Torreggiani, nella quale i ricorrenti lamentano di essere stati sottoposti a trattamenti inumani e degradanti causati dalle condizioni di sovraffollamento degli istituti di pena in cui erano detenuti. È su questo tema che si concentra la presente trattazione. In particolare, al primo capitolo sono presi in considerazione i principi fondamentali in materia di pena che devono sempre essere garantiti a coloro che si trovano in stato di detenzione e che, nel caso di specie, vengono violati dalle condizioni sovraffollate delle carceri italiane. In primis, si prendono in rassegna i principi sanciti dalla nostra Costituzione, con particolare attenzione all’articolo 27, comma terzo; inoltre, sono approfonditi i concetti di dignità e di umanizzazione della pena, sulla base delle fonti nazionali e sovranazionali. Una volta delineati i confini entro i quali la pena detentiva deve essere espiata, e stabiliti i limiti oltre i quali non si deve procedere, si entra nel vivo della questione al capitolo secondo, nel quale viene descritto il fenomeno del sovraffollamento carcerario in Italia, a partire dal primo monito ricevuto nel nostro paese nel 2009 con la sentenza Sulejmanovic, fino alla sentenza pilota Torreggiani del 2013. Nel presente capitolo sono anche trattati i rimendi e gli interventi che l’Italia ha posto in essere per dare attuazione alle imposizioni stabilite dalla Corte EDU nella sentenza, necessarie ai fini di non risultare inadempiente. Dal momento che l’Italia ha superato positivamente il vaglio della Corte di Strasburgo relativamente agli adempimenti necessari, ma sicuramente non si può dire che il fenomeno del sovraffollamento nella nostra penisola sia totalmente risolto, al capitolo terzo, sono presi in considerazione le recenti evoluzioni che la condanna della Corte ha determinato sul nostro paese. Sono quivi analizzati gli ingenti lavori degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale e i relativi 18 tavoli di lavoro, istituiti nel maggio 2015 dal Ministro della Giustizia Orlando, nati con l’intento di risistemare il nostro ordinamento penitenziario e dare all’esecuzione della pena la funzione che la Costituzione le attribuisce, la rieducazione, appunto, e, di conseguenza far sì che l’Italia non ricada più in future condanne. Vengono analizzate, in particolare, le modifiche relative alla vita penitenziaria post riforma introdotte dai decreti legislativi 123 e 124 del 2018, alla luce dei contributi apportati dai tavoli di lavoro degli Stati Generali, che hanno orientato il legislatore nella riscrittura dell’ordinamento penitenziario. Infine, alcuni cenni comparatistici sono affrontati nel capitolo quarto, il quale consiste in un breve sguardo al problema del sovraffollamento carcerario nel Regno Unito, focalizzandosi in particolare sulla situazione di Inghilterra e Galles. Ivi sono analizzati i recenti numeri della popolazione detenuta e sono considerate alcune tra le numerose strategie proposte da Governo inglese per porre rimedio al dilagare di questo fenomeno.
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