Riassunto analitico
Il sistema di Emergenza Urgenza del 118 è diviso, nella maggior parte delle realtà territoriali, in due sottosistemi: • Centrale Operativa, • Emergenza Territoriale. In regione Emilia-Romagna negli ultimi 25 anni il sottosistema Centrale Operativa ha visto un forte potenziamento tecnologico ed organizzativo, tale da permettere il passaggio da 11 Centrali Operative a 3, con un governo per bacini di utenza fino a 2.200.000 abitanti per area. La maggior parte delle regioni italiane hanno seguito lo stesso percorso in linea con altre realtà europee. Se la tecnologia e il modello organizzativo hanno permesso questo, va specificato che il sottosistema di Emergenza Territoriale non ha seguito lo stesso percorso, tanto che ancor oggi risulta complesso effettuare un confronto tra le diverse realtà regionali in merito alla distribuzione di mezzi di soccorso e delle professionalità presenti sul territorio italiano. Nello specifico, se analizziamo quali procedure gli infermieri sono autorizzati ad effettuare durante il primo soccorso emergono ulteriori e significative differenze tra le regioni italiane, e a volte anche tra le singole province di una stessa Regione. Alcune regioni hanno adottato o stanno rivedendo, i protocolli avanzati in uso agli infermieri che operano sul mezzo di soccorso avanzato [M.S.A.] prevedendo un ampliamento delle competenze infermieristiche in una logica di skills mix change degli ambiti di intervento. Ciò in considerazione dell’importanza del trattamento di patologie a rischio evolutivo, della diffusione di tecnologie m-health , della disponibilità di farmaci e presidi efficaci e sicuri nonché di trattamenti standard basati su linee guida internazionali. La Regione Emilia-Romagna attraverso un gruppo di lavoro interdisciplinare, ha approvato 13 Algoritmi Infermieristici Avanzati (cfr. allegato 1) che permettono all’infermiere in assenza del medico, di fornire una prima risposta ad un soggetto con uno stato di salute compromesso, prevedendo principalmente la gestione delle vie aeree nell’arresto cardiaco, l’analgesia nel paziente traumatizzato e la somministrazione di farmaci. Tale ampliamento delle competenze infermieristiche ha innescato reazioni contrarie da parte di alcune rappresentanze mediche. Alcuni Ordini dei Medici hanno ipotizzato il configurarsi di esercizio abusivo della professione medica. In particolare secondo quanto previsto dall’art. 3 (Doveri generali e competenze del medico) del Codice di Deontologia medica del 2014 (con modifiche del 2016 e 2017) “La diagnosi a fini preventivi, terapeutici e riabilitativi è una diretta, esclusiva e non delegabile competenza del medico e impegna la sua autonomia e responsabilità” mentre l’art. 13 (Prescrizione ai fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione) prevede che “Il medico venuto a conoscenza di casi di esercizio abusivo o di favoreggiamento o collaborazione anche nel settore delle pratiche di cui al precedente comma, è obbligato a farne denuncia anche all'Ordine professionale. Il medico che nell'esercizio professionale venga a conoscenza di prestazioni mediche e/o odontoiatriche effettuate da non abilitati alla professione è obbligato a farne denuncia anche all’Ordine di appartenenza”. L’analisi effettuata, in particolare sul contesto della Regione Emilia-Romagna, ma allargata anche al panorama nazionale, ha fornito evidenza di come il profilo infermieristico in termini di competence sia in costante evoluzione, in linea con l’attuale disciplina nazionale ed europea. Indispensabili a tale evoluzione e altresì a garantire i profili responsabilistici del singolo operatore risultano la formazione continua e specifica, l’aggiornamento degli algoritmi alla miglior letteratura scientifica, la riduzione della componente discrezionale all’interno dell’algoritmo e la garanzia che il contatto medico sia sempre assicurato.
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