Riassunto analitico
La ricerca mira a ricostruire l’affermazione e le modalità di attuazione del principio di leale collaborazione. Grande protagonista della scena giuridica già dagli anni Ottanta, quando, a seguito della compiuta realizzazione dell’assetto regionale, si rinvengono le prime pronunce giurisprudenziali che affermano la sua rilevanza nei rapporti fra lo Stato e le Regioni, esso rappresenta ancor oggi un tema di grande complessità ed attualità: complessità, stante la sua strutturale flessibilità e vaghezza concettuale che gli consente di trovare applicazione in una pluralità di contesti istituzionali; attualità, perché recentemente riconosciuto a livello comunitario e perché da anni, sul fronte interno, si discute dell’opportunità di introdurre modifiche in senso federale all’organizzazione della Repubblica, così rafforzando dinamiche improntate alla cooperazione. In tale contesto, la tesi analizza la dimensione intersoggettiva di tale principio, al fine di comprendere quale spazio debba rivestire a fronte alla volontà di dar vita ad un ordinamento che, pur valorizzando le autonomie locali, conserva la necessità di garantire interventi uniformi sull’intero territorio nazionale. In particolare, si osserva la valenza che oggi assume nel configurare le dinamiche tipiche di uno Stato regionale, anche grazie all’uso che di esso ha fatto la giurisprudenza costituzionale. La leale collaborazione, infatti, è divenuto uno strumento fondamentale nella mani della Consulta per l’esercizio delle sue funzioni di “custode” della legittimità costituzionale, se non addirittura di “arbitro” delle controversie e di “garante” dell’assetto degli equilibri affermatisi nella prassi, reso possibile dal sempre più frequente ricorso alla tecnica del bilanciamento degli interessi. Nel dettaglio, la tesi ricostruisce il contesto storico-istituzionale che ha favorito la sua elaborazione, a partire dalla dottrina del c.d. Stato costituzionale e dalle sue ripercussioni sul concetto di sovranità, dalla teoria della Bundestreue elaborata da Smend e dal c.d. “federalismo cooperativo”, diffusosi negli USA e in Germania. Passando al sistema italiano, si verifica quali ragioni abbiano favorito la “torsione” dell’originaria impostazione duale del regionalismo delineata dal Costituente a favore di un assetto cooperativo, parallelamente alla progressiva emersione giurisprudenziale del principio in questione, giunta definitivamente a compimento negli anni Novanta, in un contesto profondamente mutato di valorizzazione delle autonomie. Ci si sofferma poi sulle novità introdotte dalla riforma costituzionale del 2001 e sugli interrogativi che ne sono derivati, riscontrando nella cooperazione un orientamento costante per l’interpretazione, nei primi anni, del nuovo Titolo V. Il che si contrappone alle recenti tendenze giurisprudenziali, ove, anche alla luce della grave congiuntura economica e della crisi dello Stato sociale, si assiste a un forte “centralismo di ritorno”. Da ultimo, vengono analizzati gli strumenti preposti al dialogo esistenti nel panorama italiano, per verificare la loro idoneità a soddisfare le istanze cooperative emergenti dalla legislazione e dalla giurisprudenza, anche soffermandosi sulla recente proposta di revisione costituzionale che potrebbe introdurre un Senato configurato quale Camera di rappresentanza delle autonomie. Una breve analisi comparatistica permetterà di evidenziare in quali ambiti e con quali modalità il principio abbia trovato riconoscimento anche nell’ordinamento spagnolo, altro esempio di Stato regionale, caratterizzato da una forte asimmetria, il che rafforza la dimensione verticale della collaborazione, favorendo relazioni bilaterali tra lo Stato e le singole Comunità autonomiche.
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Abstract
The research aims to reconstruct the claim and the implementation of the principle of “leale” cooperation. Great protagonist of legal science since the Eighties, when, after the real introduction of regional entities in Italy, it’s possible to find the first sentences that declare its importance, the principle is nowadays a complex and topical theme: complex, because its natural flexibility permits its use in many different institutional context; topical, because recently it has been asserted in European legal Treaties and because Italian institutions are debating, from many years, on the opportunity to introduce developments toward federalism, so strengthening cooperation.
That said, the research deals with the subjective relationship between Government and Regions, aiming to understand what can be its role to create a regulations that provide, on one side, to emphasize local autonomies and, on the other side, to ensure uniform interventions in entire national territory. In particular, the study wants to understand how this principle conditions typical dynamics of a Regional State, also considering how it has been used by Supreme Court. The principle of “leale” cooperation, in fact, has been a fundamental instrument into the hands of the “Consulta” when she exercises its function of keeper of constitutional lawfulness and arbitrator in legitimacy disputes, using frequently the technique of balancing of interests.
In detail, this thesis reconstructs the historical-institutional context that supports its elaboration, starting from the doctrine of “Constitutional State” and its impact on sovereignty, the theory of Bunderstreue introduced by Rudolf Smend and the idea of “cooperative federalism”, spread over USA and Germany during XIX century. Observing Italian system, we want to study why the “dual” asset created by constitutional lawyer in 1948 has been transformed into a cooperative one, at the same time of the birth of this principle, thanks to many jurisprudential pronounces that have led to recognize its constitutional valence, particularly during nineties when regional entities had increased their institutional position. Then we analyze the innovations introduced by constitutional reform of 2001 and the questions that has been derived from it, and we find that the Supreme Court often use the principle of “leale” cooperation to interpret the new Title V. However this is in contrast with what happens in the last years when, also as a result of recent economical negative trend and after the crisis of “Social State”, we discover a drift to extend the prerogatives of central Government. At last, we examine the instruments that autonomies can use to dialogue with national authorities for understand if they are able to satisfy the need of cooperation recognized by legislation and sentences, not forgetting recent political will of transform the Senate in a “House of autonomies”. At the end, a brief comparison with Spanish regionalism, featured by a stronger asymmetry between Comunidades Autónomas, will permit to underline similarities and differences between this two State in execution of cooperation.
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