Riassunto analitico
Il diritto alla riservatezza è un istituto che appartiene alla civiltà moderna, le cui origini si fanno risalire a due noti giuristi statunitensi Warren e Brandeis che nel 1980 realizzarono un saggio intitolato “The right to privacy”, nel quale definirono la riservatezza come “right to be let alone”. Il diritto alla privacy nasce dunque nella cosiddetta età dell’oro della borghesia, inizialmente come diritto borghese ad essere lasciato solo secondo una prospettiva statica e negativa. Nozione che nel corso degli anni è stata modificata, grazie al processo inarrestabile del progresso tecnologico che ha permesso di affiancare alla nozione originaria, una visione dinamica del diritto alla privacy, inteso come diritto di seguire ovunque le proprie informazioni, di avere il controllo sui propri dati e di opporsi alle interferenze. La tecnologia è una grande alleata dell’uomo contemporaneo e ha notevolmente migliorato la qualità di vita della popolazione a livello mondiale. Accanto ai molteplici fattori benefici determinati dall’evoluzione, vengono in rilievo elementi negativi che in vario modo si ripercuotono sulla tutela dei dati personali dell’individuo. Tra le innovazioni tecnologiche che caratterizzano l’attuale fase della civiltà e che rappresentano i principali casi di pervasività e di minaccia per la nostra privacy, internet è lo strumento che influenza maggiormente la nostra esistenza, perché è divenuto indispensabile per la vita quotidiana e necessario per espandere le nostre conoscenze, inoltre ha introdotto nuovi modi di socializzare che hanno cambiato le nostre abitudini, attraverso la creazione di chat, blog e social network. In internet, a differenza di ciò che possiamo fare nella vita reale non è semplice gestire i propri dati personali. La privacy viene facilmente violata dall’elevato numero di dati che forniamo e lasciamo, anche involontariamente, nella rete e dalle azioni che compiamo nella vita quotidiana, che lasciano delle tracce che vengono registrate e conservate, per finire in un archivio elettronico e comporre una sorta di identikit nella dimensione virtuale che descrive il nostro modo di essere e di vivere e che consente di sviluppare sofisticati strumenti di analisi per il loro utilizzo. Dunque per far fronte a questa situazione è essenziale che la raccolta e il trattamento dei dati personali rispetti le garanzie normative elaborate a livello nazionale e internazionale. A tal proposito si sono dimostrati fondamentali gli interventi della Corte di Giustizia volti a dare una concreta attuazione dei principi in materia di protezione dei dati personali e in particolare nelle significative e controverse decisioni Schrems e Google Spain, nelle quali ha manifestato una forte protezione della privacy. Inoltre il legislatore europeo è intervenuto di recente con il Regolamento (UE) 2016/679 entrato in vigore il 24 maggio 2016 e con applicazione diretta agli Stati membri dal 25 maggio 2018, al fine di introdurre un meccanismo di contrappesi volto a garantire la tutela della privacy e in grado di essere al passo con i tempi. L’obiettivo del Regolamento è garantire una disciplina omogenea ed uniforme sulla protezione e la circolazione dei dati personali, a tale scopo ha introdotto delle regole più chiare sul trattamento dei dati e sul consenso, ha definito quali sono i limiti al trattamento automatizzato dei dati personali, ha posto le basi per l’esercizio di nuovi diritti e inoltre ha fissato dei criteri rigorosi per il trasferimento dei dati al di fuori dell’Unione Europea e per i casi di violazione dei dati personali.
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