Riassunto analitico
Dal commercio internazionale e dal processo di globalizzazione non tutti i paesi hanno tratto gli stessi benefici: la posizione dominante dei paesi europei è stata mantenuta, quella dei paesi considerati “occidentali” (Stati Uniti, Australia, ecc.) è stata costruita, mentre la situazione di tutti gli altri che si sono aperti agli scambi, se non debitamente pianificata, è risultata compromessa. La povertà e la disuguaglianza che si registra nei paesi più marginali è dovuta non solo alla scarsa influenza sulle istituzioni mondiali ma anche alla dinamica produttiva e commerciale bloccata sulle commodities. Questi beni, prevalentemente agricoli e perciò indifferenziati, non consentono un controllo lungo la filiera da parte del produttore, che, anche per la sua ridotta dimensione, è succube delle dinamiche speculative capitalistiche e di imprese estere di grandi dimensioni. Il non rispetto dei diritti umani e lavorativi, insieme al degrado ambientale, ne è la logica conseguenza. Per ribaltare questa situazione a metà del ‘900 nacque il movimento del Commercio Equo e Solidale (CES), che negli anni è cresciuto e tutt’ora prospera, anche grazie alla contaminazione con il sistema commerciale tradizionale che ha scoperto la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI). L’etica nel business, seppur da sempre presente, è stata accolta su larga scala da imprese orientate al profitto principalmente come reazione al consumo critico, una forma di espressione del potere del consumatore, all’interno della quale è ascritto anche il CES. Il presente elaborato si pone l’obiettivo di descrivere in dettaglio il particolare funzionamento del CES, caratterizzato, nella sua forma più pura, da pratiche e soggetti parzialmente distanti dalle logiche tradizionali. Oltre alle relazioni di filiera l’attenzione verterà sui benefici ai produttori del cosiddetto Sud del mondo e sulle motivazioni di acquisto dei consumatori del Nord. Il lavoro è strutturato in quattro capitoli. Il primo capitolo è dedicato al tema della globalizzazione e del commercio internazionale. Dopo aver definito in dettaglio in cosa consiste la globalizzazione, esplicando le differenze tra le sue diverse fasi storiche, si passa all’analisi degli aspetti favorevoli che l’integrazione economica comporta, anche in merito a questioni politiche, culturali e sociali. Gli aspetti negativi che si susseguono sono invece focalizzati sui paesi meno sviluppati e in particolare sulle problematiche ambientali, sociali ed economiche. Il secondo capitolo verte sul ruolo da protagonista che il consumatore può acquisire nel mercato quando basa i propri comportamenti sull’etica. Dopo aver riassunto l’evoluzione del consumo nel tempo, si è passati ad analizzare il consumo critico parlando delle motivazioni, degli aspetti teorici e delle manifestazioni che lo contraddistinguono. Infine si è discusso della reazione delle imprese che, con la RSI, hanno saputo adattare le proprie strategie a questo nuovo contesto. Il terzo capitolo è interamente centrato sulle ragioni e sulle peculiarità del CES: l’analisi inizia con le varie fasi storiche che lo hanno caratterizzato, per poi proseguire con le definizioni e le interpretazioni che ha assunto nei vari contesti. Una parte consistente del suddetto capitolo è riservata ad esplicare i meccanismi e i vantaggi a favore dei produttori e delle comunità e dell’ambiente in cui essi sono inseriti. Altrettanto importanti sono le azioni verso i consumatori e le istituzioni. L’analisi microeconomica viene infine seguita da quella macroeconomica. L’ultimo capitolo si focalizza sulle relazioni di filiera del CES. Per fare ciò, inizialmente, viene effettuato un paragone con la filiera tradizionale, sia per prodotti agroalimentari che artigianali. Si prosegue poi con una descrizione puntuale dei vari attori coinvolti, parallelamente alle implicazioni che la modifica del circuito classico ha comportato.
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