Riassunto analitico
Nel seguente elaborato è stata analizzata la contrattazione collettiva nella pubblica amministrazione. Prima di tutto, però, si è guardato alla disciplina giuridica generale della contrattazione collettiva, valida sia per il dipendente privato che per il dipendente pubblico. Ci si è, quindi, soffermati in un primo momento a delineare le caratteristiche che rendono tale il contratto collettivo: i soggetti stipulanti e la struttura. Dopo l’introduzione generale della contrattazione collettiva si è concentrata l’attenzione sul punto centrale dell’elaborato, ovvero lo studio del contratto collettivo nel pubblico impiego. Qui si nomina per la prima volta il decreto legislativo 165 del 2001, che avrà un ruolo centrale in tutta l’analisi della contrattazione collettiva del pubblico impiego, in quanto principale fonte legislativa di disciplina della materia. Successivamente si è osservato come nel tempo vi sia stato un processo di riforma della vigente disciplina del rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni; individuando così cinque fasi di interventi legislativi dal 1992 ad oggi. Questa analisi, degli aspetti che nel tempo hanno modificato la relazione tra la contrattazione collettiva e la sua influenza nel rapporto di lavoro, ha permesso di capire come si è arrivati all’attuale contratto collettivo e al suo ruolo nel pubblico impiego dopo il processo c.d. di privatizzazione. Prima di tutto si è esaminato lo svolgimento della trattazione tra i soggetti abilitati alla contrattazione collettiva. Nell’esame della procedura, la quale porta alla realizzazione e applicazione dei contratti collettivi, sono stati nominati i soggetti che hanno il potere di parteciparvi e perciò non è tardata una loro analisi singola. In particolare è stato esaminato il ruolo e le competenze dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), collegato al potere di indirizzo che i Comitati di settore hanno su di essa. Infine, si è presa in considerazione la rappresentatività sindacale riconosciuta come diritto ai lavoratori ai fini della contrattazione collettiva; sono state esaminate le funzioni e le prerogative della rappresentanza unitaria (r.s.u.), definite all’art. 5 dell’Accordo Collettivo Quadro. Un ultimo passaggio, ma non per questo di minore importanza, prende in considerazione la legge in rapporto al contratto collettivo per spiegarne la disciplina all’interno del lavoro pubblico. È l’importante riflessione finale di come i provvedimenti legislativi attuati dal Governo abbiano cercato di dare risposte ai molteplici problemi di funzionamento della riforma del lavoro pubblico emersi nel corso degli anni. Il decreto legislativo n. 150 del 2009 in attuazione della legge delega n. 15 del 2009 verrà considerato per la sua incidenza sulla struttura del rapporto pubblico, ma senza, per questo, porsi in contraddizione con le generali finalità perseguite dal legislatore della disciplina dei rapporti di lavoro pubblico codificate nel precedente d. lgs. 165 del 2001. All’art. 2, comma 2, del citato decreto, viene chiarito il rapporto tra legge e contrattazione collettiva nei rapporti di lavoro dei dipendenti pubblici, dove eventuali disposizioni di legge possono essere derogate, solo qualora ciò sia espressamente previsto dalla stessa, da successivi contratti o accordi collettivi e quindi non ulteriormente applicabili. In conclusione si è cercato inserire all’oggetto dell’elaborato in un contesto attuale, dando breve cenno all’ ultima riforma del lavoro in Italia attuata dal Governo attraverso il Jobs Act, del quale sono stati messi in evidenza le modifiche e le conferme riguardanti il rapporto di lavoro pubblico.
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