Riassunto analitico
Per prevenire la recidiva di ictus cerebrale determinato da un quadro stenotico vascolare intracranico, le attuali linee guida ESO e AHA consigliano l’utilizzo di un “best medical treatment” mediante l’impostazione di una duplice terapia antiaggregante (DAPT). Nei pazienti con stenosi intracranica severa, la DAPT è prolungabile fino ai 90 giorni, ma non è certa la somministrazione oltre questo limite, poiché sembra ricollegabile a maggiori rischi emorragici. Tuttavia, di fronte un alto rischio di recidiva e un quadro stenotico intracranico instabile, è naturale chiedersi se alcuni pazienti possano beneficiare di tale terapia oltre questo periodo limite, e quanto effettivamente il rischio emorragico possa essere significativo rispetto a quello ischemico. Lo scopo di questo studio è porre un’analisi retrospettiva in un insieme di pazienti ricoverati all’interno della Stroke Unit dell’AOU di Modena, colpiti da ictus o TIA a causa della stenosi di un vaso intracranico e a cui fosse impostata una duplice terapia antiaggregante per un tempo pari o superiore ai tre mesi. Metodo e Materiali Sono stati selezionati pazienti ricoverati da gennaio 2018 a dicembre 2023, colpiti da evento ischemico cerebrale, scaturito da una stenosi vascolare intracranica. Si sono raccolte caratteristiche anagrafiche, cliniche e terapie assunte al momento del ricovero. Si è distinta la tipologia di evento ischemico (ictus o TIA), se n’è descritta la gravità e classificazione. Si è determinata la localizzazione della stenosi nel circolo vascolare intracranico, gravità e classificazione. Si è poi riportata la duplice terapia antiaggregante e statinica impostata al momento della dimissione, indicando risposta ai test aggregometrici. Successivamente, si è seguito il follow up a tre mesi dall’impostazione della DAPT , riportando eventuale sospensione o modifiche della doppia terapia e stato della stenosi. Si sono poi segnalate eventuali recidive, complicanze emorragiche maggiori, intracraniche e gastrointestinali. Al termine, si è calcolato in mesi la durata della duplice terapia antiaggregante per ogni paziente, dividendoli poi in due gruppi: soggetti che hanno assunto DAPT tra i 0 e 3 mesi o un tempo superiore. Risultati Sono stati selezionati 128 pazienti ricoverati nell’arco temporale dal gennaio 2018 a dicembre 2023, di cui otto sono stati esclusi in quanto non residenti in Emilia-Romagna, determinando un numero di 120 soggetti candidati allo studio. Di questi pazienti 94 hanno continuato la DAPT per un tempo maggiore ai 3 mesi, 26 hanno arrestato la terapia in tempo pari od inferiore ai 3 mesi. Il campione comprende 40 donne e 80 uomini. 100 sono hanno ipertensione diagnosticata, 53 hanno il diabete, 28 sono fumatori, 74 sono dislipidemici, 13 sono cardiopatici, 24 hanno avuto un pregresso TIA o Ictus, 2 hanno pregresso evento emorragico cerebrale e 3 a livello gastrointestinale. 12 hanno avuto un evento emorragico, di cui 5 eventi emorragici maggiori durante il folllow up, e 17 eventi di recidiva ischemica di cui 12 congrue alla stenosi e 9 dopo la sospensione della duplice terapia antiaggregante. 9 pazienti soffrono di IMA durante il follow up. 19 pazienti sono deceduti. Tenendo conto come outcome la morte, l’evento emorragico, mRS tra 0-2 e la recidiva ischemica, i risultati hanno suggerito che la doppia terapia antiaggregante prolungata sopra i 12 mesi è predittore di outcome ottimale. Conclusioni Nel contesto dello studio svolto nella Stroke Unit dell’Azienda Ospedaliera – Universitaria di Modena, l’impostazione di un duplice trattamento antiaggregante per periodo protratto è predittore di un outcome ottimale nei pazienti colpiti da evento ischemico cerebrale determinato da stenosi intracranica severa, in concomitante assenza di outcome negativo come l’evento emorragico.
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