Riassunto analitico
Negli ultimi trent’anni la composizione demografica italiana è estremamente cambiata a seguito dei fenomeni migratori che hanno trasformato il nostro paese da paese di emigrazione a paese di immigrazione. Sono apparse nuove sfide di natura sociale, culturale e educativa. Una di queste interessa le così dette “seconde generazioni” ossia, utilizzando una definizione piuttosto comune, figli e figlie di cittadini migranti. L’obbiettivo di studio in tale elaborato è quello di chiarire gli aspetti del diritto che riguardano questioni giuridico-istituzionali con un’analisi specifica sia delle crisi del sistema normativo che delle buone prassi relative a tali tematiche. La ricerca si muove all’interno del progetto FAR Mission Oriented “Le “seconde generazioni”: un approccio interdisciplinare tra forme di discriminazione e pratiche di inclusione” del Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità (CRID) dell’università di Modena e Reggio Emilia L’elaborato parte da un’analisi definitoria del fenomeno addentrandosi fra le varie questioni di natura terminologica per poi procedere ad un inquadramento dello stesso nel contesto italiano. Successivamente l’attenzione si sposta sulle questioni e le problematiche relative alle “seconde generazioni” che interrogano di più il diritto negli ultimi anni. Molte, infatti, sono le occasioni in cui si creano situazioni di disuguaglianza e di invisibilità istituzionale. Alcuni esempi sono: Il dibattito relativo alla L. 91/1992 per quanto concerne la disciplina in materia di cittadinanza, la crisi delle così dette istituzioni mediatrici e la diffusione di “organizzazioni di strada” nelle periferie delle città italiane . Tali tematiche interessano in prima persona i giovani con background migratorio e dimostrano quanto sia essenziale un intervento istituzionale a tutti i livelli. Molte sono le buone prassi a livello nazionale. L’attenzione nell’ultima parte dell’elaborato si sposta principalmente sul territorio modenese analizzando nello specifico gli interventi e i progetti delle istituzioni e degli enti del terzo settore. L’attivismo territoriale e istituzionale dimostra come, tramite l’attuazione del principio di sussidiarietà e la collaborazione fra le varie realtà, si possono realizzare interventi concreti e utili a tutti i soggetti che vivono la città. Solo tramite la collaborazione attiva, difatti, si valorizzano le varie culture in modo da renderle un dono in contesti fondamentali come quello scolastico. Tutte queste buone prassi contribuiscono a valorizzare principi fondamentali come quello di uguaglianza sia a livello formale che sostanziale ex Art. 3 co. 1 e 2 Costituzione e a rendere la città di Modena un contesto interculturale.
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