Riassunto analitico
I processi penali per le vittime dell’amianto rappresentano uno dei più importanti capitoli della storia giudiziaria italiana contemporanea: nonostante il nostro Paese abbia messo al bando il minerale con la Legge 257/1992, oggi lo ritroviamo ancora nel nostro paesaggio urbanistico e nella nostra vita quotidiana, e soprattutto di amianto ancora si muore. Difatti, il lungo periodo di latenza che caratterizza il mesotelioma pleurico – la principale malattia derivante da inalazione di fibre di amianto – fa sì che tutt’oggi vengano diagnosticati tanti, troppi, nuovi casi di malattie asbesto-correlate.
Nel presente lavoro, prendendo il via da un’analisi del recente Processo Eternit, saranno delineate le molteplici problematiche in materia di accertamento della responsabilità penale per i rischi connessi alla lavorazione dell’amianto e, più in generale, ad attività lavorative pericolose, che vanno a toccare la vita e l’integrità fisica di migliaia di lavoratori, ma anche di semplici abitanti nei pressi dei siti produttivi. Si sottolineerà infatti come, nonostante la scienza sia concorde sulla cancerogenicità del minerale, non altrettanto lineare risulta essere, dal punto di vista penale, l’accertamento della responsabilità dei vertici aziendali; e soprattutto quanto risulta difficile la prova di quel ‘nesso causale’ che, come un filo trasparente, lega le malattie-morti che hanno colpito le vittime esposte con le condotte dei soggetti che si sono susseguiti nella gestione delle aziende. Nel cercare di fare un’analisi il più completa possibile della vicenda che ha investito il paese piemontese di Casale Monferrato, si studierà come la procura ed i giudici dei diversi gradi abbiano ricercato un nuovo paradigma in cui inquadrare la responsabilità penale per le vittime dell’amianto, basandosi sui delitti contro l’incolumità pubblica mediante violenza, in particolare sugli articoli 437 e 434 del codice penale. Verrà dunque analizzata la fattispecie della ‘rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro’, il concetto di malattia-infortunio e l’eziopatologia delle malattie amianto-correlate, nonché le diverse teorie causali; si farà poi un accenno al tema dell’ingresso della scienza nel processo penale e della moderna società del rischio. Nell’ultima parte del lavoro, infine, si analizzerà ‘l’altra vittima’ del massiccio utilizzo di amianto che è stato fatto in passato, ossia l’ambiente. Studieremo quindi l’art. 434 c.p., la nozione di disastro ambientale dovuto alla dispersione nell’aria di sostanze tossiche e la recente “legislazione verde”.
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