Riassunto analitico
La società nostra contemporanea è stata definita “l’ era digitale”, epoca in cui l’ accesso a risorse e informazioni non è più privilegio di pochi, ma è possibile per chiunque possegga uno strumento tecnologico e abbia modo di collegarsi alla rete. Internet, poi, attraverso la sua struttura intuitiva e la sua grafica accattivante, permette la costruzione di itinerari d’ apprendimento personalizzati, sfruttando la molteplicità di fonti a cui attingere e le connessioni tra ipertesti per mezzo di link. I fenomeni appena riportati chiariscono che, oramai, una scuola d’ impianto prevalentemente nozionistico, basata sulla lezione frontale e sulla trasmissione diretta di concetti da docente a discente, non rappresenta più il luogo nel quale possa crescere e svilupparsi il nativo digitale, abituato ad un apprendimento concreto, diretto e basato su prove ed errori. Ciò che può fare la scuola, insomma, è progettare, gestire e proporre percorsi d’ apprendimento in cui l’ alunno, da passivo ascoltatore di lezioni frontali, divenga attivo collaboratore nel processo di costruzione della conoscenza collettiva. A questo proposito, a partire da poco più di dieci anni fa, ha via via acquisito popolarità un innovativo modello didattico, il cui desiderio è quello di tentare di rinnovare la scuola tradizionale e la classica lezione frontale, ponendo l’ alunno al centro del processo d’ apprendimento e rendendolo attivo, partecipe e responsabile: la Flipped Classroom, o Classe Capovolta. Essa consiste, essenzialmente, in una inversione: ciò che tradizionalmente si svolge a scuola, ovvero la lezione frontale, ha luogo, invece, a casa, attraverso la visione di video lezioni o la fruizione di altre risorse, tecnologiche e non, che consentano allo studente di acquisire le prime informazioni in merito ad un determinato argomento; e ciò che solitamente è affrontato in ambiente domestico, in autonomia, ossia lo studio e lo svolgimento di attività ed esercizi, occupa, invece, l’ intera giornata scolastica. Gli allievi, giungendo in classe con le conoscenze basilari relative ad un certo concetto, possono, in questa sede, cimentarsi in attività di approfondimento, ragionamento e scoperta, beneficiando dell’ aiuto e della collaborazione di compagni e insegnante. Questa tesi nasce sia dal desiderio di approfondire maggiormente questo modello didattico, sia dall’ interesse di “vederlo all’ opera”, per poterne constatare le potenzialità, i benefici e i punti di criticità in un contesto scolastico concreto. L’ elaborato è suddiviso in due parti, composte, rispettivamente, da due e tre capitoli. La prima parte, La teoria: il modello Flipped Classroom, descrive i pedagogisti del passato che possono essere considerati i precursori della Classe Capovolta, e, successivamente, illustra la nascita e le principali caratteristiche di questa metodologia didattica. La seconda parte, La pratica: un’ esperienza in una scuola primaria, si concentra, invece, sulla ricerca che è stata svolta, con cadenza settimanale, presso una scuola primaria situata in un comune della provincia di Reggio Emilia. Tale ricerca, che ha avuto una durata di quattro mesi, precisamente da inizio febbraio a fine maggio 2017, ha coinvolto due classi quarte, una in condizione sperimentale, l’ altra di controllo. Il gruppo sperimentale ha beneficiato, per questo lasso di tempo, dell’ introduzione della Classe Capovolta all’ interno di una sola materia scolastica, la storia, mentre il gruppo di controllo, nel medesimo periodo, ha continuato a studiare questa disciplina seguendo il proprio approccio maggiormente tradizionale.
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