Riassunto analitico
Questo elaborato tratta il tema molto discusso del testamento biologico, disciplinato solo recentemente dalla Legge n. 219/2017, approvata il 14 Dicembre 2017 ed entrata in vigore il 31 Gennaio 2018. Prima di questa legge, il paziente in situazioni di gravi malattie non aveva la disponibilità della propria salute e della propria vita. In tutti gli ordinamenti giuridici contemporanei e democratici, uno dei principi cardine è il diritto alla libertà individuale. Questa libertà, dichiarata inviolabile, riguarda anche la libertà di decidere sul proprio corpo? Il progresso biomedico, la ricerca scientifica e le innovazioni tecnologiche hanno si migliorato le condizioni di vita e hanno reso possibile un avanzamento della vita media, ma in casi di malattie irreversibili hanno semplicemente aumentato la durata della malattia, prolungando la condizione di sofferenza del paziente prima dell'inevitabile destino finale. Quindi si crea una sorta di limbo tra la vita e la morte che a volte si tratta di un'esistenza prolungata, altre di una vita non cognitiva (ad esempio i malati in stato vegetativo) o altre ancora dove il paziente non è più in grado di tollerare la sofferenza e chiede di essere lasciato morire o di essere aiutato a farlo. Proprio in queste situazioni, prima di questa nuova legge, il malato era informato circa il proprio stato di salute ma non gli era riconosciuto il diritto di autodeterminarsi, cioè essere libero di scegliere se accettare o rifiutare i trattamenti sanitari proprosti o in atto. Solo recentemente si è rafforzata l'idea che esista il diritto di morire con dignità e sono stati previsti alcuni strumenti idonei per salvaguardare la volontà del paziente nel caso di patologie che portino a una successiva incapacità di intendere e volere tale per cui il paziente non è più in grado di decidere liberamente e autonomamente se rifiutare oppure no il così detto accanimento terapeutico. Si tratta però di una materia dai contorni non definiti ma aperta a riflessioni, dialoghi e dibattiti che non riguardano soltanto l'ambito giuridico ma entrano in gioco anche l'etica e la religione. Il che rende praticamente impossibile arrivare a considerazioni universalmente condivise. Infatti si tratta di un tema che divide nettamente l'opinione pubblica e non solo, mettendo in contrapposizione la posizione di chi è favorevole, di chi non lo è e chi invece prevede delle sfumature intermezze. Già da diversi anni è emersa una domanda collettiva, largamente condivisa, di dare tutela a un bene: la dignità del morire. Questa domanda è fondata sulla libertà prevista dalle nostre leggi e si è da pochissimo tradotta in una disciplina precisa delle dichiarazioni anticipate di trattamento, il cosi detto testamento biologico.
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