Riassunto analitico
Il presente elaborato prende in esame il conflitto, sorto in età arcaica e protrattosi fino all’età preclassica, fra patriziato e plebe: attraverso lo studio critico delle più significative fonti antiche e la comparazione di autorevoli posizioni dottrinali, dello stesso sarà proposta un’esaustiva ricostruzione storica ripercorrendone cronologicamente i momenti cruciali, non trascurando tuttavia di evidenziare le composite ragioni che ne determinarono la genesi. Saranno inoltre attentamente analizzate le dinamiche della lotta: dalle considerazioni sulle costanti rivendicazioni plebee tese al pareggiamento politico e sociale fra gli ordini, alle riflessioni circa lo strenuo ostruzionismo di stampo conservatore a quelle puntualmente opposto dal patriziato a difesa dei propri (antichi quanto odiosi) privilegia, saranno desunte le graduali conquiste ottenute sul piano politico, sociale ed economico dal ceto più debole, con crescente timore dell’ordine egemone. Nel primo capitolo saranno dunque esaminati l’origine, la struttura ed il funzionamento della res publica: in particolare, saranno illustrate le prerogative e l’evoluzione delle principali magistrature repubblicane e delle diverse assemblee popolari, del senatus e del collegio dei pontifices, non mancando di rimarcare come siffatte istituzioni fossero, in origine, meri strumenti nelle mani dell’oligarchia patrizia, utili al consolidamento ed al mantenimento di quei privilegi (iura gentium) che ad essa erano stati tramandati per via dinastica, in quanto composta dai discendenti delle gentes più antiche ed illustri. Nel secondo capitolo si ragionerà, innanzitutto, sulle precarie condizioni della plebe negli anni immediatamente successivi alla destituzione dei monarchi. Attraverso la ricerca delle principali cause alla base delle prime rivendicazioni plebee, saranno quindi narrati gli avvenimenti che condussero infine alla creazione del tribunatus plebis, magistratura plebea che, da allora in poi, si rivelerà essenziale nel prosieguo del conflitto per le future conquiste politiche e sociali della plebe grazie all’incisivo strumento di cui la stessa era fornita: l’intercessio tribunicia. A quest’ultima ed alle altre prerogative riservate ai tribuni della plebe sarà peraltro rivolta particolare attenzione. Il terzo capitolo sarà integralmente dedicato al periodo decemvirale. Saranno prese in considerazione le ragioni che condussero all’istituzione ed al rapido declino della magistratura straordinaria dei decemviri legibus scribundis: di quest’ultima, saranno illustrati dettagliatamente i poteri e le peculiari facoltà. Non si mancherà inoltre di far presenti le evidenti difficoltà che impediscono una fedele ricostruzione del testo originario del codice legislativo stilato dai decemviri fra il 451 ed il 450 a.C., la c.d. legge delle XII Tavole. Del codice decemvirale sarà esaminata la disciplina della in ius vocatio, ricostruita facendo riferimento alle principali proposte palingenetiche offerte in àmbito dottrinale, attraverso il cui angolo visuale saranno messi in luce alcuni singolari aspetti delle disposizioni normative contenute nelle XII Tavole. I capitoli quarto e quinto affronteranno infine, con l’imprescindibile ausilio della narrazione tradizionale, le fondamentali conquiste sociali e politiche ottenute dalla plebe a partire dal 449 a.C., anno di promulgazione delle leges Valeriae Horatiae, sino all’effettiva perequazione dei ceti, conseguita nel 287 a.C. mediante l’emanazione della lex Hortensia.
|