Riassunto analitico
Il presente elaborato approfondisce il sistema a tutela della sicurezza alimentare, delineato dal Regolamento CE n. 178/2002, e il suo rapporto con il diritto punitivo italiano. Adottato in risposta a crisi alimentari come quelle della c.d. mucca pazza e dei cc.dd. polli alla diossina, il Regolamento ha stabilito un quadro normativo unitario, di cui ha sancito i principi fondamentali, tra cui il principio di precauzione e quello di analisi del rischio, e i requisiti generali. Tale sistema è finalizzato al raggiungimento di obiettivi essenziali, come la tutela, lungo tutta la filiera produttiva, della sicurezza alimentare, della salute umana e degli interessi dei consumatori, attraverso il rispetto degli obblighi generali del commercio alimentare e dei requisiti di sicurezza degli alimenti. In tal senso, sono stati di fondamentale rilevanza l’introduzione dell’obbligo di rintracciabilità degli alimenti e l’adozione di un sistema di obblighi e relative responsabilità in capo agli operatori del settore alimentare. Il Regolamento, inoltre, ha istituito l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ovverosia un organismo scientifico indipendente che fornisce pareri qualificati e trasparenti per la gestione delle crisi alimentari e la prevenzione di rischi futuri.
Tuttavia, il diritto punitivo italiano in materia di alimenti ha recepito solo parzialmente le disposizioni sancite dal Regolamento. Il D.lgs. n. 190/2006 ha previsto, infatti, sanzioni per la violazione di pochi obblighi regolamentari, lasciando gravi lacune nella disciplina punitiva interna. La frammentarietà e la complessità del sistema italiano, composto da delitti codicistici, contravvenzioni previste dalla legge-quadro n. 283/1962 e numerosi illeciti amministrativi, contribuiscono a generare ulteriori difficoltà applicative e interpretative, ostacolando così un’armonizzazione piena ed effettiva con i principi e le previsioni della general food law. Quest’opera di uniformazione trova ulteriori problematicità in relazione al fenomeno dell’eterointegrazione penale e alle tecniche di tipizzazione legislativa adottate dal legislatore italiano. Un’auspicata iniziativa di riforma, esemplificata dal c.d. Progetto Caselli, volta a razionalizzare e a rendere il diritto punitivo italiano in materia alimentare realmente rispettoso di quanto disposto dalla legislazione alimentare generale comunitaria pare ancora distante dall’effettiva realizzazione.
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Abstract
This paper explores the system to protect food safety, outlined by EC Regulation No. 178/2002, and its relationship to Italian punitive law. Adopted in response to food crises such as those of the so-called mad cow disease and the so-called dioxin chickens, the Regulation established a unified regulatory framework, of which it enshrined the fundamental principles, including the precautionary principle and the principle of risk analysis, and general requirements. This system is aimed at achieving essential objectives, such as the protection, throughout the production chain, of food safety, human health and consumer interests, through compliance with general food trade obligations and food safety requirements. Of key importance in this regard were the introduction of mandatory food traceability and the adoption of a system of obligations and related responsibilities for food business operators. In addition, the Regulation established the European Food Safety Authority, which is an independent scientific body that provides qualified and transparent advice for the management of food crises and the prevention of future risks.
However, Italian punitive law on food has only partially transposed the provisions enshrined in the Regulation. In fact, D.Lgs. n. 190/2006 provided penalties for the violation of few regulatory obligations, leaving serious gaps in the domestic punitive law. The fragmentary and complex nature of the Italian system, composed of codified offenses, contraventions provided for in framework L. n. 283/1962 and numerous administrative offenses, contribute to generating further application and interpretation difficulties, thus hindering full and effective harmonization with the principles and provisions of general food law. This work of standardization finds further problems in relation to the phenomenon of criminal heterointegration and the techniques of legislative typification adopted by the Italian legislature. A hoped-for reform initiative, exemplified by the so-called Progetto Caselli, aimed at rationalizing and making Italian punitive law in food matters truly respectful of the provisions of EU general food law, still seems far from being effectively realized.
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