Riassunto analitico
L'obiettivo di questo elaborato è quello di mettere in luce le difficoltà che gli istituti penitenziari riscontrano nell'assicurare una condizione detentiva in accordo con i diritti fondamentali degli esseri umani, in particolare con il diritto alla salute. Da anni gli istituti penitenziari Italiani sono caratterizzati da innumerevoli problemi strutturali ed organizzativi che limitano il diritto alla salute. In particolare, il sovraffollamento carcerario, oramai divenuto una peculiarità del nostro sistema penitenziario, rappresenta il fulcro del problema del diritto alla salute. Gli spazi limitati, l'affollamento carcerario, la scarsa igiene e la chiusura degli ambienti penitenziari non fanno altro che aumentare le problematiche correlate al diritto della salute detenuta. In questo senso, la prima parte dell'elaborato si concentra in generale sul diritto alla salute dei detenuti, soffermandosi sull'articolo 3 CEDU, sulla Legge 26 luglio 1975, n. 354 e sul Decreto 230/1999. Nella parte centrale dell'elaborato si entra nel cuore della questione indicando le condizioni igienico-sanitarie e strutturali che nella maggior parte dei casi determinano l'insorgenza e/o lo sviluppo delle patologie c.d. "detentive". L'elaborato si conclude con un'analisi specifica delle patologie psichiatriche e tossicologiche nonché sulle patologie infettive ed immunologiche. In quest'ultima parte si pone particolare attenzione su una malattia del tutto nuova nel panorama sanitario mondiale: il Covid-19. Oltre ad esaltare ulteriormente le numerose problematiche presenti nel carcere, il Covid-19 ha dato luogo giocoforza a numerose restrizioni personali volte a limitare il contagio sia nell'ambiente "libero" che, soprattutto, in quello detentivo, tanto che ad inizio Marzo 2020 in numerosi istituti penitenziari italiani ci sono state molte rivolte innescate soprattutto dalla frustrazione e dal malcontento della popolazione detenuta.
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