Riassunto analitico
La religione non è morta, come qualcuno pensava, ma è sempre al centro del dibattito contemporaneo. Interesse questo che non dipende solo dalla rinascita del senso religioso, ma riguarda direttamente il profondo mutamento del contesto sociale in cui ci troviamo a vivere. Il tema della tutela penale del sentimento religioso è solo una tessera del puzzle che compone oggi la nostra società globalizzata ed in questa prospettiva, il diritto appare in balìa del pluralismo religioso, incapace di elaborare concetti e principi di riferimento. Occorre pertanto operare una corretta analisi giuridica della questione riguardante il fattore religioso; il sistema delle incriminazioni ereditate dal fascismo è risultato essere in netto contrasto con la normativa costituzionale e con le nuove esigenze di uguaglianza e, così, sin dagli albori della sua giurisprudenza la Corte Costituzionale si è trovata a sindacare la legittimità della normativa in esame, giustificando di volta in volta, con diverse argomentazioni, la disparità di trattamento tra le diverse religioni e arrivando solo recentemente ad una loro sostanziale equiparazione, la quale, tuttavia, lascia ancora diversi dubbi sulla legittimità della fattispecie penale in tema di tutela religiosa. Questo lavoro si propone di ripercorrere quella che è stata l'evoluzione della giurisprudenza Costituzionale riguardante la materia della tutela penale del fattore religioso. Si è scelto per motivi di completezza espositiva, porre delle premesse e ripercorrere a ritroso quello che è stato il cammino dei reati in materia di religione, fino ad arrivare ad esaminare la legge 24 febbraio 2006, n.85 di modifica al codice penale in materia di reati di opinione, con riferimento al tema della nostra indagine e provare a tracciarne un bilancio alla luce del contesto storico, politico e culturale dei giorni nostri. Infine uno sguardo è stato volto alle pronunce di legittimità e di merito successive alla riforma del 2006.
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