Riassunto analitico
La solidarietà nel diritto dell'Unione europea è - sin dai suoi albori - un principio di rilevanza fondamentale. Ve ne si trova espressione in un tanti settori del diritto europeo, eppure non ha ancora raggiunto quella "maturità" tale da poter fungere da criterio orientativo di tutte le politiche ed azioni intraprese dall'Unione. Ha una portata limitata, infatti può assumere rilievo solo in quegli ambiti in cui viene espressamente richiamata e si contraddistingue per il fatto di possedere un certo margine di incertezza: infatti a seconda dell'ambito preso in riferimento può assumere significato e portata diversi. Anche per questa ragione soffre di una profonda alea in termini di obbligatorietà: non presentando confini ben definiti, gli Stati così come le Istituzioni europee, hanno modo di interpretare il principio solidaristico come meglio gli confà, attribuendogli una maggiore o minore volontarietà o doverosità, a seconda dell'occasione. Uno dei campi in cui si palesa maggiormente questa discrezionalità è quello dell'immigrazione e dell'asilo. Soprattutto in concomitanza con la "crisi migratoria" degli anni 2015-2016, alcuni Stati di frontiera come Italia, Spagna e Grecia si sono trovati a dover far fronte ad un consistente numero di persone che richiedevano asilo nel loro territorio o - più spesso - di spostarsi in territori attigui, magari per la presenza di legami di parentela o per maggior familiarità con i costumi e le tradizioni del Paese (dando vita al cd. asylum shopping). Ora, la solidarietà, ribadita in vari trattati, decisioni, regolamenti, piani d'azione dell'Unione dovrebbe garantire ai suddetti Paesi un sostegno non solo economico per ripartire equamente le responsabilità ed attuando così quel principio di solidarietà ed equa ripartizione previsto dall'art. 80 TFUE. In forza di documenti quali il Regolamento di Dublino da un lato, il codice Frontiera Schengen dall'altro, che attribuiscono carattere volontario al principio, ma soprattutto per la scarsa propensione di certi Stati (quali notoriamente i Paesi del gruppo Visegrad) alla cooperazione, Italia e gli altri risultano soli dinanzi alla questione migratoria. Si sono certamente sviluppati - anche a livello sovranazionale diversi strumenti (che nell'elaborato verranno analizzati) quali l'Agenzia FRONTEX ed EASO rispettivamente per il controllo alle frontiere e per cercare di dar vita ad un Sistema Europeo Comune di Asilo, ma ancora molto c'è da fare. Da anni si sta prospettando l'idea di apportare modifiche al Regolamento di Dublino III, in modo da equilibrare le responsabilità; si colloca in questa direzione l'Accordo di Malta - anche se limitato al ricollocamento dei soli naufraghi e non ha ancora raccolto il consenso necessario per entrare in vigore. Dal momento che le trattative per questo come per altri documenti - per stare in tema - si trova ancora in alto mare, ci auguriamo che vengano trovate nuove strade giuridiche per rendere il principio di solidarietà un po' più obbligatorio.
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