Riassunto analitico
L’ictus è una delle principali cause di disabilità e mortalità al mondo. Il trattamento tramite trombolisi endovenosa con l’attivatore tissutale del plasminogeno (t-PA) è l’unica terapia farmacologica approvata e disponibile per la ricanalizzazione arteriosa e il salvataggio del tessuto cerebrale ischemico, unitamente a trattamenti endovascolari di rimozione meccanica del trombo nei pazienti con grossi vasi chiusi cerebrali. Molte sperimentazioni cliniche hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza della trombolisi endovenosa. La tesi riporta i dati di uno studio osservazionale retrospettivo che ha valutato l’andamento clinico e la prognosi a 3 mesi dei pazienti trattati con trombolisi endovenosa presso la Stroke Unit dell’Ospedale Civile Sant’Agostino Estense di Modena, in relazione all’eziologia dell’evento ischemico e al pattern occlusivo. I dati dei soggetti coinvolti nello studio sono stati raccolti dal registro SITS-ISTR, all’interno del quale i pazienti sono registrati in maniera prospettica, previa raccolta del consenso informato. In totale 959 pazienti, trattati con trombolisi endovenosa nel periodo dal 2005 al 2015, sono stati oggetto dello studio. I soggetti sono stati suddivisi per eziologia secondo la classificazione proposta dal Trial of ORG 10172 in Acute Stroke Treatment (TOAST), basata sulle indagini diagnostiche eseguite durante il ricovero. Il pattern occlusivo è stato valutato tramite lo studio dei vasi cerebrali eseguito con Eco-ColorDoppler Transcranico, angio-TC, angio-RM o angiografia. Per valutare la gravità e l’andamento clinico del paziente è stata utilizzata la scala NIHSS (National Institute of Health Stroke Scale), calcolata all’ingresso, a 24 ore, a 7 giorni e alla dimissione. Per valutare invece l’esito funzionale dei pazienti si è utilizzata la scala di Rankin modificata (mRS) calcolata a 3 mesi dall’evento ischemico. Le emorragie intracraniche sono state classificate come emorragie intracraniche totali (ICH), emorragie intracraniche sintomatiche (SICH) secondo la definizione ECASS (European Cooperative Acute Stroke Study) e NINDS (National Institute of Neurological Disorders and Stroke) ed emorragie fatali. L’analisi statistica ha incluso anche una regressione logistica univariata e multivariata per valutare l’esito in relazione alle variabili esaminate. Di 959 pazienti esaminati, 341 (35.6%) hanno avuto un ictus a genesi cardioembolica, 163 (17.0%) a genesi aterotrombotica, 122 (12.7%) un ictus lacunare, 24 (2.5%) un ictus da altra eziologia, 33 (3.4%) un ictus con più cause riconosciute, 261 (27.2%) a eziologia indeterminata. Gli “stroke mimics” (malattie non vascolari che si presentano con sintomi analoghi a quelli di un ictus) sono stati 15 (1.6%). Rispetto ai pattern occlusivi, il gruppo più numeroso è stato quello con i vasi pervi (44.3%), seguito dalle occlusioni di arteria cerebrale media (ACM) nel tratto M1 (16.8%); il gruppo meno numeroso è stato quello delle occlusioni di arteria cerebrale anteriore (0.7%). 25 pazienti (2.6% del totale) non avevano eseguito lo studio radiologico dei vasi prima del trattamento. Dopo l’analisi multivariata, i fattori associati significativamente ad una prognosi sfavorevole sono risultati essere: l’occlusione di carotide interna (O.R. 3.02; p=0.03), l’emorragia intracranica totale (O.R. 2.22; p<0.05), l’NIHSS all’ingresso (O.R. 1.13; p<0.001) e l’età (O.R. 1.04; p<0.001). I fattori associati allo sviluppo di emorragie intracraniche sintomatiche (secondo ECASS) sono risultati essere: il mancato studio neuroradiologico dei vasi prima del trattamento (O.R. 5.84; p=0.001), le occlusioni tandem (O.R. 3.72; p<0.05), un pregresso ictus (O.R. 2.08; p=0.05) e l’NIHSS all’ingresso (O.R. 1.06; p<0.05).
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