Riassunto analitico
Background: la perfusione cerebrale è un fattore chiave della protezione dei neuroni dopo un danno acuto. Numerose strategie mirano a mantenere un'adeguata pressione di perfusione, agendo sulla pressione arteriosa sistemica. L'ipotermia può influenzare profondamente perfusione cerebrale e la pressione intracranica. Lo scopo di questo studio osservazionale retrospettivo è quello di valutare i fattori chiave dell'ipotermia terapeutica nel miglioramento della sopravvivenza dei pazienti in coma dopo un arresto cardiaco. Materiali e Metodi: Sono stati arruolati tutti i pazienti in coma trattati con ipotermia terapeutica dopo arresto cardiaco ricoverati presso la Neurorianimazione dell'ospedale NOCSAE (Modena, Italia) negli anni 2013 e 2014. Le variabili demografiche e cliniche sono state analizzate, le curve di temperatura sono stati registrate per la durata del trattamento. La mortalità è a 30 giorni è stata considerata. Risultati: Un totale di 39 pazienti consecutivi sono stati arruolati nello studio. La mortalità è stata del 56,4% a 30 giorni. L'aver raggiunto uno stato di ipotermia (temperatura corporea <36 ° C) entro le prime 6 ore dal ricovero è associato ad un miglioramento della sopravvivenza (hazard ratio 0,37 ± 0,15 da 0,17 a 0.83 p-value 0,016) e l'outcome neurologico misurata come Glasgow Coma Scale alla dimissione dalla Neurorianimazione (p-value 0,0001). Discussione: L'ipotermia è una terapia neuro-protettiva che influenza profondamente la perfusione tissutale. Un’applicazione precoce dell’ipotermia può migliorare in modo significativo non solo la sopravvivenza, ma anche l’outcome neurologico dopo l'arresto cardiaco.
|