Riassunto analitico
La trattazione che mi appresto a presentare ha come oggetto una particolare categoria di reato di elaborazione dottrinale che è conosciuta tra gli addetti ai lavori, come reato collegiale. Il reato collegiale è una forma di collaborazione all’evento criminoso di soggetti che per legge o altre forme normative sono legittimamente riuniti in un’assemblea. Tali assemblee possono essere di natura pubblica o privata, come insegna la giurisprudenza e la dottrina. Dopo il riepilogo degli autori che già durante la vigenza dal codice del commercio del 1882 si sono espressi in merito, proseguirò alla riproposizione del dibattito che si è sviluppato in Italia riguardo a questa particolare categoria di reato. L’atto collegiale è categoria che appartiene alla teoria generale del diritto e che esprime le sue peculiarità nel diritto amministrativo e civile. Solo in ultima analisi il diritto penale se ne occupa, quando beni giuridici suscettibili di tutela penale entrano in gioco e sono messi in pericolo o danneggiati. La sanzione penale è extrema ratio di un sistema giuridico che vede prima l’applicazione di sanzioni d’invalidità e inefficacia di atti e sanzioni amministrative. L’argomento dal punto di vista penalistico offre spunti di riflessione sia rispetto al nesso di causalità tra la decisione presa in seno al consiglio da ciascun membro e l’evento tipizzato dalla norma penale, sia in riferimento all’imputazione oggettiva dell'evento. Si rileva anche l’istituto del concorso di persone al reato che presenta, si vedrà, singolari analogie rispetto alla forma di partecipazione al reato in trattazione. Un problema giuridico penalistico si pone già rispetto alla fattispecie obiettiva prevista dalla norma penale. Il quesito centrale della presente trattazione verterà, infatti, sul come ricollegare la decisione collegiale rispetto all’evento criminoso in ordine all’efficacia causale della delibera stessa. Come superare, infatti, l’apparente barriera della responsabilità per fatto proprio inteso sotto il profilo obiettivo? È idonea la prospettiva classica della condicio sine qua non per ricavare la natura causale della delibera? Sarà inoltre trattato il reato collegiale dal punto di vista della letteratura tedesca (die Kollegialentscheidung und das Kollegialdelikt). La scelta dello studio comparato in lingua è stato dettato da un profondo interesse rispetto alla letteratura penalistica tedesca, famosa e apprezzata da molti studiosi di diritto penale di altri ordinamenti giuridici. In particolare esistono non poche trattazioni che si sono occupate del tema, queste mi hanno suggerito numerosi spunti teorici di parte generale, che nella letteratura penalistica italiana non si presentano così nitidi. La trattazione del c.d. Kollegialdelikt sarà impostata su un’esposizione delle teorie dottrinali meglio conosciute nel panorama tedesco e sulla trattazione di casi, la più possibile speculare alla casistica delle corti italiane presa in considerazione. La mia dissertazione presenta anche un’analisi dell’attuale situazione giurisprudenziale in Italia in riferimento a queste forme del reato. In particolare intendo offrire lo studio puntuale della casistica della giurisprudenza di merito a proposito di fattispecie di reato derivanti da decisioni collegiali, di natura commissive e omissive. Inoltre reputo doverosa l’analisi di casi che abbiano a oggetto le fattispecie riguardanti assemblee sia pubbliche sia private, in modo tale da avere una panoramica completa dell’atteggiarsi del reato collegiale in ambito giurisprudenziale. L’obiettivo della presente attività di ricerca è dunque l’analisi del reato collegiale attraverso gli istituti della teoria generale del reato: nesso di causalità, imputazione oggettiva e concorso, tra gli altri; con un punto di vista comparato e con attenzione all’effetto pratico nei rispettivi ordinamenti di Italia e Germania.
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