Riassunto analitico
Il XXI secolo ha dato forma ad un universo in cui, come afferma Umberto Galimberti, il mito antropocentrico - cioè quello dell’uomo che comanda la tecnica - si rovescia nel contrario. La tecnica non è più uno strumento, bensì il primo scopo dell'esistenza. Gli algoritmi comandano e le nuove tecnologie inghiottono l'umanesimo. Semplificare, banalizzare il reale riducendo le variabili in gioco e dunque la complessità delle interdipendenze, rende più facile la manipolazione. La competitività diventa lo schema di gioco base nell'odierna società capitalistica - la società della performance, della prestazione e della produttività, che premia l'omologazione. Il soggetto contemporaneo è tenuto continuamente a fornire una prestazione: la sua psiche è imprigionata in un imperativo performativo. In relazione alle riflessioni compiute fino ad ora, la presente tesi si propone di riflettere sugli esempi di vita forniti da tre personaggi della letteratura “vissuti” a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento italiano: il Pinocchio di Carlo Lorenzini (Collodi), il Gian Burrasca di Luigi Bertelli (Vamba) e l’adolescente romantico e ribelle di Gabriele D’Annunzio, evocato dalle memorie della sua vita in collegio. Tre esperienze di vita contro. Contro un ordine costituito che rivela tutta la sua ipocrisia e doppiezza nelle azioni e nei discorsi degli adulti; contro sistemi prescrittivi e chiusi che soffocano, conformando, ogni tentativo di affermazione dell’unicità di vocazione del singolo. Abbracciando questa prospettiva di analisi ci si può dunque domandare: può la disobbedienza al sistema ed alle istituzioni, in alcune circostante, costituire una virtù?
|