Riassunto analitico
Il presente lavoro, premesso il concetto di autonomia nelle sue varie accezioni, analizza prioritariamente il modo in cui la nostra Costituzione ha organizzato i rapporti finanziari tra centro e periferie (art.119 C. nella sua prima formulazione) e la loro concreta attuazione nella legislazione e nella giurisprudenza successiva. Nel primo capitolo, dopo aver dato conto delle tappe del percorso che hanno condotto alla formazione dello Stato regionale italiano, si evidenzia come, inizialmente, dottrina e giurisprudenza si siano mosse con grande cautela, sostenendo una lettura restrittiva dei poteri finanziari delle Regioni. A questa prima fase è seguita l’era delle riforme, culminata nella novella costituzionale del 2001, analizzata all'interno del secondo capitolo, che, rivedendo il titolo V della Costituzione, ha manifestato la volontà di muoversi verso un modello di federalismo fiscale, ritenuto il più idoneo per uno sviluppo in termini competitivi del Paese. Ad esso si ispira il novellato art.119 Cost., che riconosce la possibilità, per gli enti locali, di disporre di risorse autonome mediante le quali finanziare le funzioni pubbliche loro attribuite, nonché di tributi propri in armonia con la Costituzione e nel rispetto dei principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. In tal senso si sono mosse varie pronunce della Corte Costituzionale, che ha ritenuto illegittimi interventi statali che violavano l’autonomia finanziaria degli enti locali, sebbene non siano mancate sentenze che potrebbero definirsi limitative nei confronti degli enti territoriali, con il riconoscimento di un forte potere impositivo e legislativo in capo allo Stato. Il tentativo di applicazione dell’art.119 novellato è stato poi avviato nel corso della XVI legislatura con la legge n.42/2009, con cui si delinea un nuovo assetto delle relazioni economico-finanziarie tra Stato e autonomie territoriali, nel tentativo di dare attuazione alla autonomia di entrata e di spesa degli enti locali. Nel terzo capitolo, dopo aver esaminato la normativa attuativa del federalismo fiscale, si evidenziano rilievi di contraddittorietà all'interno di un sistema che mantiene ancora un modello di “finanza derivata” e che, pertanto, non coincide con l’assetto federale che si voleva delineare con la riforma del Titolo V e con la successiva legge di attuazione. Ciò anche a causa del proliferare, proprio in quegli anni in cui si sarebbe dovuto procedere all'applicazione del modello di federalismo fiscale, della c.d. “legislazione di emergenza” che, allo scopo di fronteggiare la grave crisi economica nazionale, si è mossa in senso fortemente centralistico,con notevole riduzione degli stanziamenti in favore degli enti locali, visti come un “problema” da risolvere nella gestione della difficile situazione finanziaria del Paese. Dunque, anche alla luce di recenti pronunce in cui la Corte Costituzionale ha manifestato la tendenza a favorire la posizione prioritaria dello Stato centrale rispetto alle autonomie regionali, la struttura della finanza pubblica italiana si presenta ancora imperniata su una gestione centralista delle risorse. Da ultimo, il quarto capitolo è dedicato alla risposta che l’Unione europea ha cercato di dare alla crisi internazionale, ed,in particolare, ai meccanismi di adeguamento dell’Italia all'ordinamento europeo, tramite la legge costituzionale n. 1 del 2012, che ha introdotto in Costituzione il principio dell’equilibrio del bilancio ed ha trasferito alla competenza esclusiva dello Stato la materia dell’armonizzazione dei bilanci pubblici. Ancora una volta, e con l’avallo della giurisprudenza costituzionale, il nostro paese si muove in direzione contraria alla valorizzazione delle autonomie ed al modello federalistico che la Carta fondamentale sembra caldeggiare,contribuendo, piuttosto e sempre in misura maggiore, al radicarsi di una posizione di supremazia dello Stato centrale.
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Abstract
This work, provided the concept of autonomy in its various meanings, primarily analyzes the way in which our Constitution has organized the financial relations between center and periphery (art.119 C. in its first formulation ) and their practical implementation in legislation and in the subsequent cases.
In the first chapter, after giving an account of the stages that led to the creation of the Italian State like a regional one, it is evident that, initially, doctrine and jurisprudence have moved with great caution, claiming a narrow reading of Regions’ financial powers.
This first phase was followed by the era of reforms, culminated in the constitutional novel of 2001, analyzed in the second chapter, which, by revising the title V of the Constitution, showed the willingness to move towards a model of fiscal federalism, considered the most suitable for the development of the country. It is based on the amended art. 119 Cost., which recognizes the possibility for local authorities to have independent financial resources through which they can finance the public functions attributed to them, as well as their own taxes in accordance with the Constitution and with respect for principles of coordination of public finance and tax system. In this sense have moved a number of judgments of the Constitutional Court, which considered illegitimate some State’s intervention that violated the financial autonomy of local authorities, although there were judgments that could be called restrictive against the local authorities, with the recognition of a strong power taxation and legislation on the State.
The attempt to apply the amended art. 119 was then launched during the XVI legislature with the law n. 42/2009, outlining a new set of economic and financial relations between the State and territorial autonomies, in attempt to implement the autonomy of revenue and expenditure of local authorities. In the third chapter, after reviewing the implementing rules of fiscal federalism, we highlight findings of contradictions within a system that still maintains a model of "financial derivative" and that, therefore, does not coincide with the federal structure that was claimed by the reform of Title V and the subsequent implementation law. This also due to the proliferation, in those years in which the State would be proceeding with the application of the model of fiscal federalism, of the "Emergency legislation", that, in order to face with the national economic crisis, has moved in strongly centralized way, with considerable reduction of appropriations in favor of local authorities, seen as a "problems" to be solved in the management of the difficult financial situation of the country. Therefore, in light of recent decisions in which the Constitutional Court has tended to favor the priority position of the central State to regional autonomy, the structure of Italian public finances is still focused around a centralized management of resources.
Finally , the fourth chapter is devoted to the response that the European Union has sought to give to the international crisis, and, in particular, the mechanisms of Italy’s adaptation, through the Constitutional Law no. 1 of 2012 , which introduced in Constitution the principle of the balance of the budget and transferred to the exclusive jurisdiction of the State the harmonization of public budgets . Once again , and with the backing of constitutional law, our country is moving in the opposite direction to the enhancement of the autonomy and the federalist model that the Constitution seems to advocate , contributing to the root of a supremacy position of the central State.
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