Riassunto analitico
Allontanati i fantasmi di inquietudini passate, la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza proietta sulla parete del mondo una storia di progressivi riconoscimenti, nella quale si mescolano conquiste presenti e speranze future. Durante il XX secolo, saranno gli studi affrontati in campo sociologico e antropologico insieme alla riflessione sui mutamenti di carattere storico ad incoraggiare esperti di diritto e governi ad abbozzare, nero su bianco, consapevolezze prima soffocate da una società disattenta e paternalistica. Il graduale processo di specificazione dei diritti umani, gli eventi che stravolgono il volto della società, il coraggio di capovolgere schemi mentali datati ed obsoleti: sono tutti elementi che permettono all'infanzia di farsi largo in una collettività esclusivamente adulta, di vestire panni sociali che, per natura, le sono sempre appartenuti, seppur privi di un formale riconoscimento. Sulla scacchiera del diritto, il microcosmo dei più piccoli balza, timidamente, ma senza mai arretrare, da una condizione di totale dipendenza dalle figure genitoriali ad una graduale conquista di autonomie. E di tutele. Conosciuta anche come “Convenzione delle tre P” (Prestazioni, Protezione, Partecipazione), la Convenzione ONU del 1989, oltre a fornire un pacchetto completo di diritti, assicura che la voce di bambini ed adolescenti non resti inascoltata. Il lavoro ripercorre le tappe del cammino compiuto dall'infanzia, assumendo come spartiacque, l’ingresso, nel panorama del diritto internazionale, della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. L’analisi effettuata coinvolge il graduale riconoscimento in capo a bambini ed adolescenti di una vera e propria soggettività giuridica, nonché la predisposizione di un ampio sistema di protezione, fino ad arrivare al più dinamico diritto all'ascolto e alla partecipazione, sancito all'articolo 12 e rafforzato, per ultimo, dall'approvazione del Terzo Protocollo Opzionale sulla procedura di reclamo.
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