Riassunto analitico
L’elaborato si propone di analizzare il fenomeno delle c.d. extrardinary renditions, che possono essere considerate come una delle, purtroppo numerose, chiavi di lettura della lotta al terrorismo. Si evidenzia come, all’interno di tale “guerra”, il rispetto della dignità umana, e in generale di un amplissimo ventaglio di diritti umani, unito al declassamento di quei diritti processuali, che si pongono come l’essenza più intima di uno Stato di diritto, vengono considerati un munus in confronto alle esigenze di sicurezza nazionale. Di fatto, la tensione latente tra le esigenze di tutela e quelle di securitarismo pongono non poche questioni di ordine giuridico, ma anche etico. L’autore si è dedicato, in primo luogo, alla trattazione di quel paradigma dottrinale che si pone, e si è posto, quale base di legittimazione giuridica di tali pratiche, vale a dire il “diritto penale del nemico”, mettendone in luce i caratteri fondamentali, nonché i suoi elementi critici e problematici. Nella parte centrale l’ottica si è spostata sul vaglio delle fonti giuridiche (soft law e hard law), sia di matrice interna che internazionale, valutando, nell’ambito del potere punitivo internazionale, che possibilità ci sono da parte della Corte Penale Internazionale di poter perseguire quelle che, in considerazioni delle violazioni di diritti umani che integrano ( alcuni considerati inderogabili), possono essere considerati crimini internazionali tout court. Nell’ultima parte si è proceduto ad analizzare la casistica giurisprudenziale, ponendo l’accento sulle risposte fornite dalle corti nazionali e da quelle internazionali ( in modo particolare la Corte EDU). Si è cominciato dal caso “italiano” Abu Omar, nel quale si è evidenziato come gli interessi statali, che il governo italiano ha nascosto dietro il paravento del segreto di Stato, abbiano, in qualche modo, menomato il potere giurisdizionale; si è passato, poi, all’esame dell’unico caso El-Masri deciso dalla Corte di Strasburgo, cercando, con riferimento al caso Abu-Omar (ancora pendente), di sondare gli orientamenti della Corte in funzione di una decisione futura. L’obiettivo dell’elaborato è quello di evidenziare come la giurisprudenza si ponga come ago della bilancia tra le esigenze di tutela dei diritti umani e quella di sicurezza nazionale, figurando, non senza difficoltà, quale ultimo baluardo di coloro che sono stati oggetto di tali pratiche disumane, molto spesso giustificate o occultate dai governi. Si cercherà di comprendere che opportunità esistono, per il potere punitivo internazionale, di trovare una compiuta realizzazione senza che le scelte di opportunità degli Stati pongano veti sul rispetto dei diritti fondamentali degli esseri umani.
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