Riassunto analitico
La discussione contemporanea sul concetto di blasfemia, apparentemente dal timbro anacronistico, non ruota esclusivamente attorno alla definizione di una qualsivoglia offesa perpetrata ai danni di una generica, non univoca percezione della divinità. A riprova della necessità di un dibattito attivo sul tema, le reazioni di perplesso straniamento evocate da perifrasi comunemente adottate in riferimento all’argomento, proponenti un inquadramento polarizzato del fenomeno, in termini di discutibile diritto alla blasfemia, percepito spesso come un vero e proprio attentato al sentimento religioso. Tali indicatori semantici denotano una considerevole frattura a livello socioculturale e giuridico, possibilmente in grado di minare le fondamenta di un progetto internazionale e, in primis, europeo, riguardante l’implementazione di un ponderato, soddisfacente equilibrio tra il diritto alla libera espressione e le libertà religiose individuali. La più recente dottrina della Corte Europea dei Diritti Umani fornisce indicazioni ambivalenti in merito, poiché l’evoluzione del dibattito teorico pare allusivamente orientata verso un modello liberalizzato, che escluda la criminalizzazione del reato di blasfemia come azione risolutiva, ai fini di un’equipollente applicazione dei diritti; in contrasto con tale linea teorica, un recente rapporto della Commissione statunitense sulla libertà religiosa riporta la classificazione, poco lusinghiera, dello Stato italiano, prossimo ai regimi teocratici islamici nell’ambito della tutela giuridica “preferenziale” accordata al sentimento religioso in modo aprioristico. L’approccio dialettico-argomentativo del presente elaborato è mirato ad una valutazione approfondita della tematica della blasfemia, onnicomprensiva, che metta in luce punti di forza e fragilità di un sistema giuridico laicizzato; a tal proposito, vengono proposti due modelli di laicità, il modello francese e quello italiano, a sostegno di un sistema giuridicamente sostenibile e culturalmente flessibile, fondato sulla decriminalizzazione del reato di blasfemia. Tale prerequisito si rivela necessario per una Corte Europea dei Diritti Umani che coniughi coerenza ed inclusività in un contesto multiculturale e multi-liberale.
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Abstract
The discussion on blasphemy in the modern era may, apparently, be perceived as anachronistic, the mere revitalization of an ancient offence against an undefined perception of sanctity, steeped into cultural relativism and obsolescence.
Conversely, the aura of scepticism conveyed by a panoply of expressions on the said topic, such as the Fall and rise of blasphemy law, the Strange death of blasphemy et similia, proves that blasphemy is not a dead letter, particularly from a judicial perspective.
According to the report of the United States Commission on International Religious Freedom, Italy sadly occupies a prominent place in the classification concerning the most severe laws in Europe regarding blasphemy, often compared to the approach of Islamic states towards religion, benefitting from special guarantees under theocratic political regimes.
The case of Italy does not constitute an exception in Europe, though it most certainly arouses a perplexed reaction, since the state parties to the European Convention of Human Rights have consistently shown a thorough interest in the local and global implementation of Human Rights.
The purpose of the current study is to deliver a comprehensive interpretation of the real notion of blasphemy, thus providing an argumentative interpretative approach to the highly contextualised dynamics of freedom of expression and freedom of religion in the European field.
On this regard, being blasphemy a nebulous, multi-faceted offspring of diverse historical, social and juridical backgrounds, the threefold nuances of meaning will be an integral part of the debate, which will progressively approach contemporary issues, including violent outbursts as a backlash on secular freedoms.
For all intents and purposes, the final section revolves around the two models of laicity proffered by the French and the Italian examples, whose comparative description aims to lay the foundation of a common European framework, where the decriminalization of all sorts of blasphemous libels may be the last resort to reassess the balance between freedom of expression and religion in a constitutionally democratic sense.
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