Riassunto analitico
Le imprese familiari, in Italia e nel mondo, sono la forma organizzativa maggiormente diffusa. A partire dagli anni '80 del 1900 questa tematica è stata affrontata da numerosi studiosi che hanno cercato di darne una definizione che, però, non risulta mai univoca. Il fenomeno delle family business è attualmente un campo molto analizzato all’interno della letteratura manageriale e organizzativa e su di esso vengono condotte numerose ricerche empiriche. Emblematici nel caratterizzare le imprese familiari sono elementi come la sovrapposizione istituzionale, in cui il prevalere del sistema impresa sul sistema famiglia, o viceversa, influenza la gestione degli stessi, oppure i particolari strumenti di governance di cui esse si avvalgono, come ad esempio il Consiglio di Famiglia e il Patto di Famiglia. Anche la legislazione italiana ha cercato, a partire dal 1975, di regolamentare questo istituto, tramite l'emanazione dell'art.230-bis codice civile che definisce l'impresa familiare, i suoi componenti e i principali diritti dei collaboratori familiari che vi prendono parte. Prima dell’introduzione di questa norma, la legislazione in merito al tema era frammentaria e occasionale. Si è avvertita, quindi, la necessità di strutturare e definire questo istituto giuridico. Secondo l’art.230-bis c.c. l’impresa familiare si intende quella in cui collaborano il coniuge, i partenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo. La legge stabilisce che. Tra i diritti di cui i collaboratori familiari godono, in particolare sussistono il diritto al mantenimento, diritto di partecipazione agli utili, agli incrementi e ai beni acquistati e il diritto di prelazione. Elemento emblematico e critico delle imprese familiari è la successione generazionale, che è un aspetto che è stato a lungo studiato dalla letteratura per cercare di dare una spiegazione e una strutturazione delle best practices per superare questo difficile momento. Secondo numerose ricerche, in Italia, solamente il 30% delle imprese familiari sopravvive alla transizione tra la prima e la seconda generazione e solo il 10% giunge alla terza generazione. Il ricambio generazionale è un elemento fondamentale per ogni impresa familiare e nasce dalla necessità di garantire continuità nel tempo all’azienda e un nuovo assetto della proprietà del capitale dell’impresa in capo ai successori. Elementi che influenzano la buona riuscita di questa successione sono, tra gli altri, la visione che l’imprenditore-fondatore ha dell’azienda, la preparazione e la volontà degli eredi di gestire l’impresa, la pianificazione del passaggio e la preparazione di un profilo patrimoniale adeguato. Per analizzare e comprendere meglio il fenomeno della successione generazione, è stata condotta una ricerca qualitativa. È stata scelta l’impresa familiare Polidoro SpA e all’interno di essa si sono svolte una serie di interviste per indagare come il ricambio generazionale viene considerato e quali dovrebbero essere gli elementi ideali per far sì che esso vada a buon fine. L’azienda indagata, nel 2015, ha festeggiato i 70 anni di attività. Il fondatore non ha lasciato ai suoi eredi l’impresa, ma l’ha venduta inizialmente a tre collaboratori; solo successivamente la proprietà è passata a capo solo di uno, il sig. Dalla Vecchia. L’improvvisa morte del Sig. Dalla Vecchia, però, ha reso necessario un immediato e inaspettato ricambio generazionale verso i giovani figli, che già lavoravano in azienda, ma che si sono trovati a doverla gestire interamente. Riclassificando i bilanci degli anni maggiormente rilevanti, effettuando un’analisi di mercato e intervistando gli attuali proprietari e alcuni dipendenti, la ricerca ha messo in evidenza l’effettiva criticità del ricambio generazionale.
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