Riassunto analitico
Questa tesi analizza e commenta una selezione di opere di Marcella Evaristi (1953-), drammaturga, sceneggiatrice e attrice italo-scozzese di matrice femminista, membro della School of Women Playwrights e protagonista della cosiddetta New Wave del teatro scozzese durante gli anni Ottanta e Novanta. Dopo una breve introduzione che offre alcuni cenni biografici su Evaristi e illustra il contesto storico e socioculturale in cui la drammaturga ha iniziato a lavorare, insistendo, in particolare, sull’occlusione che le scrittrici hanno sempre incontrato nel mondo del teatro e sul ruolo chiave del femminismo nel portare le loro voci ed esperienze alla ribalta, la tesi sviluppa, in ordine cronologico, la discussione di sette plays, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo (con l’eccezione degli ultimi due drammi radiofonici, che sono trattati congiuntamente). Nel monologo d’esordio Dorothy and the Bitch (1976) viene offerto il ritratto dark di un’anziana Dorothy Parker, il cui famoso wit è ora degenerato in un cinismo annaffiato al whisky, come risultato delle sofferenze vissute nella sua vita. In Hard to Get (1980), attraverso le vicende di due coppie tormentate osservate nell’arco di vent’anni, viene affrontato lo scontro tra gli ideali del femminismo e la dura realtà dei fatti e viene mostrato il faticoso, e in ultima istanza fallito, tentativo di emancipazione sperimentato dalle protagoniste. In Wedding Belles and Green Grasses (1981/3) tre giovani donne (sorelle e amiche) vengono seguite nella loro crescita (dall’infanzia, all’adolescenza e all’età adulta) e finiranno per scontrarsi sullo snodo del matrimonio, un evento considerato, nella società patriarcale in cui vivono, il coronamento delle aspirazioni femminili. In Commedia (1982/3), l’unica opera ad oggi pubblicata, la parabola discendente di una donna italo-scozzese di mezza età bloccata nel suo ruolo di madre e incapace di rilocarsi socialmente e personalmente a Glasgow si intreccia con riflessioni di carattere identitario, mostrando gli effetti negativi della migrazione sulle cosiddette “identità con il trattino”. Terrestrial Extras (1985) è una satira surrealista in cui una coppia di alieni esplora con corpi femminili la decadente realtà di Glasgow, diventando la metafora vivente della posizione aliena e secondaria occupata dalla donna nella società patriarcale. Infine, The Hat (1988) e Troilus and Cressida and Da-di-da.di-da (1992) offrono due riscritture femministe e originali rispettivamente del Ritratto di Dorian Gray di Wilde e di Troilo e Cressida di Shakespeare. Qui, Evaristi si ispira al tema dello scambio tra arte e vita del romanzo vittoriano nel primo caso, e riscrive, da un punto di vista femminile, la famosa vicenda dei due amanti nell’altro. Intrecciando preoccupazioni di natura prettamente femminista (come il matrimonio, la maternità e la sessualità) con riflessioni riguardanti la religione, l’identità, la nazione e l’arte, delineando indimenticabili ritratti femminili in perenne conflitto con forze sia esterne che interne, e accompagnando il tutto con un’inconfondibile brillantezza verbale che deve sempre divertire il pubblico anche nei momenti più amari – una scelta linguistica in linea con la visione sostanzialmente tragicomica della vita condivisa dalla drammaturga -, la produzione teatrale di Evaristi dovrebbe uscire dallo status di materiale d’archivio in cui si trova, essendo un prezioso repertorio di tematiche e dilemmi sempre attuali e meritevole, quindi, di maggiore considerazione da parte della critica accademica.
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Abstract
This thesis analyses and comments a selection of plays by Marcella Evaristi (1953-), a feminist Italo-Scottish playwright, actress and screenwriter, member of the School of Women Playwrights and protagonist of the so-called “New Wave” of Scottish theatre during the Eighties and Nineties. After a brief introduction about Evaristi’s life and illustrating the historical and sociocultural context in which the playwright began to work – insisting on the occlusion that women writers have always faced in the theatrical world and on the key role of feminism in bringing to the fore their voices and experiences - , the thesis discusses seven plays in chronological order. Each of them is dedicated a specific chapter (with the exception of the last two radio plays, which are examined within the same section). The debut monologue Dorothy and the Bitch (1976) offers the dark portrait of an elderly Dorothy Parker, whose famous wit has now degenerated into a whisky-soaked cynicism, as a result of the miseries of her life. Following two tormented couples over twenty years, Hard to Get (1980) faces the clash between feminist ideals and the ugly truth of everyday life, and shows the difficult, and ultimately failed, attempt of emancipation experienced by the female protagonists. In Wedding Belles and Green Grasses (1981/3), three young women (sisters and friends) are observed in their growth (from childhood to teenage and adulthood): they will end up colliding at the turning point of their lives, that is, their wedding, an event which, in the patriarchal society where they live, is considered the culmination of all female ambition. In Commedia (1982/3) – the only published play of Evaristi’s opera omnia – the descending parable of a middle-aged Italo-Scottish woman, trapped in her role as a mother and incapable of socially and personally relocating herself in Glasgow, intertwines with meditations on identity problems, showing the negative effects of migration on so-called hyphenated identities. Terrestrial Extras (1985) is a surrealist satire where a couple of aliens with female bodies explores the decadent reality of Glasgow, becoming the living metaphor of woman’s alien and secondary position in patriarchal society. Finally, The Hat (1988) and Troilus and Cressida and Da-di-da-di-da (1992) offer two feminist retellings, respectively, of Wilde’s novel The Picture of Dorian Gray and Shakespeare’s play Troilus and Cressida. In these plays, Evaristi draws inspiration, in the case of the Victorian novel, from the theme of the relationship between life and art, and, in the other case, she rewrites the famous story of the two lovers from a female perspective. Evaristi’s theatre intertwines typically feminist concerns (such as marriage, motherhood and sexuality) with meditations on religion, identity, the nation and art, as well as outlining unforgettable female portraits in eternal struggle with both external and internal forces. These aspects must be combined with her distinctive verbal playfulness, which aims at amusing the audience even in the bitterest moments – a linguistic choice consistent with the playwright’s tragicomic vision of human life. For these reasons, Evaristi’s theatrical output deserves leaving its present status of archival material, as it is a rich repertoire of present-day themes and dilemmas, thus worthy of greater consideration on the part of the academic public and general readership.
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