Riassunto analitico
L’utilizzo del bilancio sociale negli enti locali italiani ha preso piede negli anni ‘90 del Novecento e ha conosciuto una fase di grande diffusione almeno fino a metà degli anni Duemila. Poi si è assistito a un significativo declino di questo strumento di rendicontazione non contabile. Nel 2009 l’11% degli enti locali italiani redigeva un BS, mentre nel 2013 tale percentuale era scesa al 4 (Giacomini et al. 2018).
Le ragioni che hanno portato alla diffusione del bilancio sociale (BS da qui in poi) sono molteplici e vanno ricercate nell’affermazione di nuovi paradigmi relativi alla pubblica amministrazione (PA) a partire dagli anni ‘80 e ‘90 e ai quali ci si riferisce con le espressioni New Public Management e Public Governance. Trasparenza, accountability e misurazione dei risultati, sono diventate parole d’ordine che hanno orientato da allora le scelte del legislatore.
Questi principi si sono diffusi in un contesto generale dove alcune significative novità legislative, pensiamo all’elezione diretta dei sindaci o all’enfasi sul principio di sussidiarietà, hanno inciso sul modo in cui è inteso il rapporto tra cittadini e istituzioni. In particolare, l’ente locale, in quanto articolazione politico-amministrativa a stretto contatto con i cittadini, ha assunto nel tempo una maggiore centralità e di conseguenza nuove responsabilità.
Sono state avanzate diverse ipotesi per spiegare il declino nell’adozione del BS negli enti locali. Una di queste, che qui viene indagata, è che l’introduzione di nuovi strumenti di programmazione e controllo abbia in parte finito per soddisfare le finalità per le quali il BS era stato pensato e lo abbia dunque reso, agli occhi di dirigenti e politici, non più necessario.
Con il passare degli anni il BS si sarebbe trovato ad essere uno degli strumenti, e non più il solo, a disposizione delle amministrazioni locali per rendere conto in modo chiaro del proprio operato e degli effetti di questo.
Nella mia indagine approfondisco in particolare due casi di studio, per cercare una risposta alla domanda se il BS sia ormai diventato uno strumento superato o, invece, mantenga intatte le sue potenzialità. Il primo è quello del Comune di Bologna, che, dopo essere stato a partire dal 1996 tra i primi enti locali italiani ad avviare esperienze di rendicontazione sociale, dal 2011 ha smesso di redigere il BS. Il secondo è quello di Rho, Comune dell’area metropolitana di Milano, che fin dal 2011 si è distinto per l’ampio utilizzo del web per rendere conto e comunicare i risultati raggiunti dall’azione amministrativa e da due legislature realizza il BS online tramite un sito dedicato.
La mia tesi è che il BS sia ancora oggi un documento potenzialmente vitale e che gli strumenti introdotti in questi anni dal legislatore non l’hanno reso per nulla obsoleto. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile varata dall’Onu nel 2015, che è stata adottata da molte amministrazioni pubbliche, sono alcuni dei fattori che assicurano grande attualità alla necessità di rendicontare in modo comprensibile e trasparente l’azione amministrativa.
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