Riassunto analitico
La complessità e le innumerevoli sfaccettature del personaggio di Amleto hanno affascinato intere generazioni di spettatori. Scritto originariamente per un uomo, il ruolo è stato poi interpretato nel corso dei secoli da numerose attrici. L’obiettivo di questo studio è quello di tracciare una storia delle rappresentazioni cross-dressing di Amleto, ad opera di Sarah Siddons, Sarah Bernhardt e Asta Nielsen. Il primo capitolo tratta del contesto in cui l’opera fu composta. Seppur interessata da un incredibile progresso culturale, la società elisabettiana mantiene rigide divisioni di classe e genere; ogni possibile deviazione dalla norma deve essere ostacolata, e ciò avviene anche attraverso l’applicazione di leggi suntuarie e la promozione di stereotipi. In Amleto si riscontra questo quadro opprimente, in cui gli stereotipi risultano talmente connaturati da condizionare le azioni dei personaggi, portandoli ad ostacolare con decisione ogni possibile minaccia nei confronti della gerarchia. Nel mostrarsi in forte contrapposizione con la presunta “naturalità” della norma, Amleto diventa vittima di una società patriarcale incapace di accettare la sua fragilità, che si rivela con la morte del padre. Agli occhi della corte è inconcepibile che la personalità del principe sia connotata da tratti che la tradizione associa all’universo femminile e proprio per questo Amleto diventa l’incarnazione della crisi, l’emblema dell’essere umano moderno, quale individuo incapace di rientrare in schemi sociali, fissi e immutabili. Il secondo capitolo è incentrato sulla figura dell’attrice inglese Sarah Siddons (1755-1831). Tra le prime donne ad interpretare Amleto, grazie a questo personaggio Siddons segna il suo distacco dai classici breeches, presentando un individuo androgino in cui il corpo perde importanza a favore della dimensione psicologica del personaggio. Il terzo capitolo è dedicato all’attrice francese Sarah Bernhardt (1844-1923), che interpreta Amleto nel 1899. Fortemente convinta del fatto che una donna di mezza età rappresenti l’interprete perfetta di giovani uomini quali Amleto, Bernhardt porta in scena non solo una discrepanza di genere, ma anche di età. Ribaltando completamente l’interpretazione romantica del personaggio, che vede in Amleto un giovane fragile e irresoluto, l’attrice dà vita a un enfant terrible energico e vitale. Nel 1900 l’attrice la sua interpretazione viene resa immortale grazie al filmato Le Duel d’Hamlet, presentato in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi. Il quarto e ultimo capitolo tratta dell’attrice danese Asta Nielsen (1881-1972), che interpreta Amleto nell’omonimo film muto del 1921. Basato sulla controversa opera di Edward P. Vining, The Mystery of Hamlet: An Attempt to Solve an Old Problem, il film parte dal presupposto che Amleto sia in realtà una donna travestita da uomo, rischiando dunque di cadere nella trappola di una visione essenzialista del personaggio. Ciononostante, Nielsen riesce a dare nuove sfumature al personaggio e a giocare con il concetto di genere, creando una figura androgina. Nella parte finale del lavoro viene evidenziato il filo conduttore delle diverse sezioni, cioè come ciascuna attrice abbia colto e rielaborato la crisi insita nel personaggio di Amleto, offrendo allo spettatore prospettive uniche nel loro genere.
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Abstract
The complexity and multiple sides of Hamlet’s character have fascinated entire generations of viewers. Originally written for a man, the role has been interpreted over the centuries by a multitude of actresses.
The aim of this thesis has been to retrace the history of cross-dressing performances of Hamlet by Sarah Siddons, Sarah Bernhardt and Asta Nielsen.
Chapter 1 deals with the cultural and historical context in which Hamlet was conceived. Although the Elizabethan Age was interested by an unprecedented cultural progress, the English society still kept strict class and gender divisions. In particular, through the implementation of sumptuary laws and the promotion of stereotypes any alternative to the norm had to be hindered. In Hamlet the audience is confronted with this oppressive framework in which stereotypes prove so important as to influence the characters’ actions and to provoke strong reactions against any threat to social hierarchies. By opposing himself to the norm, Hamlet ends up being the victim of this patriarchal society, that is incapable of accepting his frailty in the aftermath of his father’s death. The prospect that the prince may possess features traditionally associated with the feminine sphere proves unconceivable to the royal court. For this reason, Hamlet turns out to be the perfect embodiment of the crisis, that is the emblem of the modern human being, incapable of complying with fixed and immutable social schemes.
Chapter 2 focuses on the English actress Sarah Siddons (1755-1831), who was one of the first women to play Hamlet. By presenting an androgynous character whose mind prevailed over the body, Siddons marked her parting from traditional breeches roles.
Chapter 3 is entirely dedicated to the French actress Sarah Bernhardt (1844-1923), who performed Hamlet in 1899. Since she was convinced that a middle-aged woman represented the best performer for young men like Hamlet, Bernhardt brought both gender and age discrepancy on stage. On the whole, the actress gave life to a lively enfant terrible diametrically opposed to the Romantic Hamlet, an irresolute and fragile human being. In 1900 the actress made her performance eternal by playing the role of Hamlet in the short film Le Duel d’Hamlet, first released at the 1900 Paris Exposition.
Finally, chapter 4 deals with the Danish actress Asta Nielsen (1881-1972) that played Hamlet in the 1921 silent film. Based on the controversial work by Edward P. Vining, The Mystery of Hamlet: An Attempt to Solve an Old Problem, the film assumes that Hamlet is indeed a woman in disguise and therefore runs the risk of falling into the trap of essentialism. Nevertheless, Nielsen succeeded in creating an androgynous figure, by playing with the concept of gender and providing Hamlet with unconventional features.
The conclusion aims at pointing out the narrative thread of the different sections, that is how each actress has grasped and reworked the crisis that lies within the character of Hamlet, always providing the audience with innovative insights.
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