Riassunto analitico
Il presente lavoro affronta il tema del ruolo della lingua in quanto strumento della comunicazione dei media. Esso si concentra sull’analisi dell’influenza dei media sull’opinione pubblica in merito alla politica. Le fonti della ricerca si basano su opere, progetti e articoli. Essa si suddivide in quattro parti e si conclude con un confronto tra i dati forniti dagli esperti e gli attuali dati. Il primo capitolo è dedicato alla definizione del termine comunicazione dei media secondo Maletzke e al loro ruolo nell’influenza dell’opinione pubblica. Gli attori della comunicazione sono comunicatore, messaggio, mezzo e destinatari. I media utilizzano specifici effetti per esercitare un influsso sul pubblico: framing, agenda-setting e priming. Il processo che permette alla lingua di avere un impatto ha inizio dal framing, quando precisi schemi di intepretazione applicabili alla realtà formatisi attraverso l’esperienza ci aiutano a valutare e collocare le informazioni. Successivamente l’agenda setting rende un determinato tema più saliente rispetto ad altri: maggiore è l’attenzione dei media su un evento, maggiore sarà l’interesse del pubblico riguardo ad esso. Quando un frame viene attivato e un giudizio viene richiesto, si instaura uno stimolo. Questo è definito “accessibility effect” o priming. A lungo andare valutazioni, decisioni e classificazioni vengono influenzate nella rete cognitiva del recipiente. Nel secondo capitolo viene discussa nel dettaglio l’influenza dei media sul piano della scelta lessicale. Per prime le parole di plastica di Uwe Pörksen, le quali appaiono prive di una chiara definizione e neutrali e si adattano al contesto in cui si trovano. Gli slogan o parole d’ordine sono invece termini inflazionistici, concisi e densi di significato, che sostengono opinioni politico-sociali, come ad esempio “difesa ambientale” o “fake news”. Anche metafore, stereotipi, eufemismi, neologismi e formule vuote possono influenzare il pubblico. Nel terzo capitolo viene trattato il tema dell’immigrazione nella stampa, che è oggi all’ordine del giorno. I primi studi vengono svolti negli anni 30 in America e successivamente negli anni 70 in Germania con Delgado. Tutti gli studi esposti sono concordi sul fatto che sui quotidiani venga utilizzato un linguaggio negativo o razzista in merito agli stranieri. Criminalità, negatività, rischio, stereotipi e oggettivazione dello straniero sono gli elementi più ricorrenti, i quali incoraggiano un’immagine distorta e un frame specifico. Inoltre bisogna tuttavia tenere in considerazione fattori relativi al destinatario, tra i quali capacità critica, istruzione, gruppo. Alcuni esempi di espressioni analizzate sono “Asylant”, “Gastarbeiter” e “Flüchtlingswelle”. L’ultimo capitolo si occupa delle attuali notizie sull’immigrazione nella stampa di lingua tedesca. L’analisi si focalizza su una raccolta di dieci commenti dell’anno 2018, dei quali viene discusso testo e lingua. Ne consegue che la maggiorparte degli articoli trattano la criminalità dei richiedenti asilo, alcuni le conseguenze finanziarie e solo uno si riferisce direttamente alla xenofobia. La crisi migratoria viene giustificata da una prospettiva di autodifesa ed emergenza e quasi nessun articolo contiene argomenti positivi. Nell’analisi di titoli e sottotitoli nelle notizie del mese di Dicembre risulta che vengano utilizzati nella maggiorparte termini negativi, con una leggera diminuzione di articoli sul tema della criminalità. Ne consegue quindi che, anche se oggigiorno le notizie utilizzano una lingua più appropriata, il contesto in cui si parla degli stranieri rivela tendenze di discriminazione. In conclusione vengono riportati consigli per giornalisti, politici, studiosi e lettori allo scopo di creare una più giusta formazione dell’opinione pubblica.
|
Abstract
Die vorliegende Arbeit thematisiert die Rolle der Sprache als Instrument der Medienkommunikation. Schwerpunkt der Analyse ist es, den medialen Einfluss auf die politische Einstellung in der Gesellschaft zu untersuchen. Quellen dieser Untersuchung sind wissenschaftliche Werke, Projekte und Artikel. Die Arbeit gliedert sich in vier Teile und endet mit einem historischen Vergleich der Datenlage.
Das erste Kapitel widmet sich den wissenschaftlichen und terminologischen Definitionen in der Medienkommunikation laut Maletzke. Die Spieler der Medienkommunikation sind Kommunikator, Aussage, Medium und Rezipienten. Medien verwenden bestimmte Effekte, um Einfluss auf das Publikum auszuüben: Framing, Agenda-Setting und Priming.
Der Einfluss durch Sprache fängt mit Framing an, wenn bestimmte anwendbare Frames oder Schemata durch Erfahrung entstehen und uns helfen, Informationen zu bewerten und einzuordnen. Der Agenda-Setting-Effekt bestimmt zunächst die Gewichtung eines Themas in den Medien: je mehr sie den Schwerpunkt auf ein Thema legen, desto großer ist die öffentliche Anerkennung, die das Thema bekommt. Wenn einen Frame aktiviert wird und einen Urteil angefordert wird, wird eine Anregung stimuliert. Das ist „accessibility-effect“ oder Priming. Langfristig werden Bewertungen, Entscheidungen und Klassifizierungen im kognitiven Netzwerk des Rezipients beeinflusst.
Im zweiten Kapitel wird der Einfluss der Medien auf der Ebene der Wortwahl thematisiert. Es werden Plastikwörter von Uwe Pörksen beschrieben, die ohne eine klare Definition und neutral erscheinen und sich an den Kontext anpassen. Schlagwörter sind inflatorische und prägnante Begriffe, die politische oder gesellschaftliche Einstellungen unterstützen, wie „Umweltschutz“ oder „Lügenpresse“. Auch Metaphern, Stereotypen, Euphemismen, Neologismen und Leerformeln können einen starken Einfluss ausüben.
Im dritten Kapitel wird das Thema Migration in der Presse behandelt, welches zur Zeit im Mittelpunkt des öffentlichen Interesses steht. Die ersten Untersuchungen wurden in den 30er Jahren in Amerika veröffentlicht und begannen in Deutschland in den 70er Jahren mit Delgado. Alle dargelegten Untersuchungen zeigen, dass sich die Berichterstattung über Ausländer einer besonders negativen und rassistischen Sprache bedient. Kriminalität, Negativität, Risiko, Stereotypisierung und Objektivierung von Ausländern sind die häufigsten Merkmale, die ein verzerrtes Bild und einen wertenden Frame begünstigen. Dabei muss man jedoch Rahmenbedingungen wie Kritikvermögen, Bildung, Bezugsgruppe, Alter und anderes berücksichtigen. Einige exemplarische Wörter wie „Asylant“, „Gastarbeiter“ und „Flüchtlingwelle“ werden anschließend untersucht.
Das letzte Kapitel widmet sich der aktuellen Berichterstattung über Migration in der deutschsprachigen Presse. Die Analyse legt den Schwerpunkt auf eine Textsammlung von zehn Kommentaren aus dem Jahr 2018, dessen Text und Sprache diskutiert werden. Daraus folgt, dass sich die meisten Artikel auf die Kriminalität der Asylbewerber, einige auf die finanziellen Auswirkungen und nur einer direkt auf Fremdenfeindlichkeit beziehen. Die Flüchtlingskrise wird aus einer Perspektive der Notwehr und der Dringlichkeit gerechtfertigt und fast kein Artikel enthält positive Argumente. In der Untersuchung von Titeln und Untertiteln in den Nachrichten von Dezember geht ebenfalls hervor, dass hier am meisten wertende Begriffe verwendet werden, mit einer kleinen Verringerung der Artikel des Bereichs Kriminalität.
Daraus kann man schließen, dass auch wenn in der heutigen Berichterstattung das Thema besser im Hinblick auf die Sprache als im 20 Jahrhundert behandelt wird, einige diskriminierende Trends im Kontext und in der Sprachanalyse noch zu bemerken sind. Abschließend werden Empfehlungen für Journalisten, Politiker, Wissenschaftler und Leser für eine faire Meinungsbildung aufgezeigt.
|