Riassunto analitico
La matematica viene spesso considerata dagli studenti una materia difficile, noiosa e meccanica, astratta e lontana dalla realtà. I dati ufficiali confermano queste difficoltà, come si evince dai risultati internazionali OCSE e dai test nazionali Invalsi. Gli studi sui fattori che influiscono sulle difficoltà in matematica rivelano come un ruolo cruciale sia giocato dalla visione della matematica, da fattori affettivi e dalla competenza percepita dagli studenti. Nella pratica didattica gli insegnanti dovrebbero quindi intervenire per modificare gli aspetti che risultano essere negativi. In questo contesto assumono un ruolo cruciale le metodologie basate sulla didattica attiva, ovvero il learning by doing. L’integrazione nell’ambiente scolastico di attività informali e non formali tipiche dei contesti museali, come le attività hands on, può quindi rappresentare una valida soluzione per migliorare l’apprendimento. Una didattica di questo tipo stimola infatti l’interesse, la motivazione e le emozioni degli studenti, “rafforzando un atteggiamento positivo rispetto alla matematica attraverso esperienze significative”, come viene richiesto dai Traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola secondaria di primo grado delle Indicazioni Nazionali 2012. Partendo quindi dall’esperienza di tirocinio presso il Muse di Trento, dove sono stati osservati vari approcci e metodologie per l’educazione informale e non formale delle scienze, in questa tesi vengono proposti dei percorsi didattici per la scuola secondaria di primo grado, basati su metodologie didattiche innovative e tipiche di ambienti di apprendimento informale, come il museo o science centre.
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