Riassunto analitico
Il crollo dell’Unione Sovietica ha rimodellato il panorama geopolitico e linguistico dei paesi che ne facevano parte. Nonostante fossero membri dello stesso stato federale, i paesi che appartenevano all’Unione Sovietica hanno risposto ognuno in modo diverso al processo di disgregazione. Quel che è certo, è la presenza in tutti i paesi dello spazio post-sovietico di una forma di ‘sindrome dell’arto fantasma’ (cf. Von Gumppenberg e Steinbach 2008). In medicina, la sindrome dell'arto fantasma consiste nel provare sensazioni e dolore in uno o più o arti che non sono più presenti. La Russia è, in questo caso, l'arto mancante, perché continua a esercitare il suo potere nonostante il crollo del suo «impero». Infatti, nonostante la maggior parte delle lingue titolari di questi paesi siano ben sviluppate e profondamente radicate nei background culturali e linguistici degli abitanti, il russo viene spesso utilizzato in modo ufficioso come lingua franca, talvolta come mezzo di comunicazione interetnica, se non come co-lingua ufficiale accanto alla lingua nativa del paese. L'obiettivo finale di questa tesi è stato quello di valutare se la motivazione ad imparare una seconda lingua o una lingua straniera, in particolare l'inglese o il russo, tra gli studenti di un paese dell’ex Unione Sovietica come la Georgia, è il risultato del contesto geopolitico o se ci sono altri fattori che contribuiscono. A tal fine, sono state analizzate 10 interviste semi-strutturate a insegnanti di russo e inglese, effettuate in Georgia tra novembre e dicembre 2018 da Artoni (2018). Si tratta di expert interviews, preferite alle elite interviews poiché l’insegnante non è nella posizione di influenzare le politiche linguistiche del proprio stato. I risultati dimostrano che, secondo gli insegnanti intervistati, la motivazione degli studenti ad imparare l’inglese o il russo è per lo più strumentale, per cui colui che impara è motivato da vantaggi pragmatici e utilitari della competenza linguistica; nel caso specifico, voti e crediti (a scuola e all’università), la possibilità di studiare all’estero o trovare un lavoro migliore. Nel complesso, questo studio dimostra che la motivazione L2 non è necessariamente correlata all'idea politica che lo studente ha del paese. Il lavoro è strutturato in sette capitoli. Il primo funge da introduzione all’odierna posizione della lingua russa nel mondo e all’influenza che ancora oggi detiene non solo nei paesi slavi ma in generale nei paesi post-sovietici. Il secondo capitolo è dedicato alla definizione di politiche linguistiche (language policy) e allo studio di quelle realizzate durante l’Unione Sovietica. A questo segue un quadro generale delle politiche linguistiche messe in atto dalle 14 repubbliche nate dalla dissoluzione dell’URSS. Il focus della ricerca rimane però il Caucaso meridionale, al quale vengono riservati i capitoli successivi, in cui si approfondisce la situazione geopolitica della regione e quella politico-linguistica di Armenia, Azerbaijan e Georgia. I capitoli sei e sette vertono invece sulla motivazione nella letteratura e in particolare secondo Dörnyei e, infine, sulla presentazione del case study e l’analisi dettagliata delle interviste.
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Abstract
The collapse of the Soviet Union has reshaped the geopolitical and linguistic landscape of the countries that were a part of it. Despite being members of the same federal State, the countries which used to belong to the Soviet Union each reacted differently to the disintegration process. The red thread connecting the countries of the post-Soviet space is what Von Gumppenberg and Steinbach (2008) call "phantom limb syndrome". In medicine, phantom limb syndrome consists of experiencing sensations and pain in one or more limbs that are no longer present. Russia is, in this case, the missing limb, as it continues to assert its power despite the collapse of its "empire". In fact, although most of the languages of these countries are well developed and deeply rooted in the cultural and linguistic backgrounds of the inhabitants, Russian is often used unofficially as a lingua franca, sometimes as a means of interethnic communication, or even as an official language alongside the native language of the country.
The ultimate goal of this thesis was to evaluate if the motivational drive to learn a second or foreign language, specifically English or Russian, in students in a remnant country of the USSR is a result of the geopolitical landscape or if there were other more compelling influences. The theoretical model on motivation assumed is the one by Dörnyei, one of the pioneers of the conceptualization of L2 motivation. To achieve this, 10 semi-structured interviews with teachers of Russian and English as foreign languages were examined. These interviews were conducted in Georgia between November and December 2018 by Artoni (2018). These are considered ‘expert interviews’ and have been preferred over ‘elite interviews’ as the teacher is not typically in a position to influence the state’s language policy. The analysis of the interviews revealed that, according to the respondents, the motivation of the students to learn English or Russian is mostly instrumental, i.e. the learner is motivated by pragmatic and utilitarian advantages of linguistic competence; in this specific case, grades and credits (at school and at university), the possibility of studying abroad, or to find a better job. Taken together, the evidence from this study points towards the idea that L2 motivation is not necessarily correlated to the political idea the learner may have of the country.
The work is organized as follows. The first chapter begins by investigating the question of the current position of the Russian language in the world and the impact it still has today not only on Slavic countries, but in general on post-Soviet countries. The second chapter deals with the definition of language policy and the analysis of the linguistic measures carried out during the Soviet Union. This is followed by an overview of the language policy applied by the 14 republics that emerged from the dissolution of the Soviet Union. However, the core of this research remains the Southern Caucasus, to which the present work reserves the successive chapters, in which the geopolitical situation of the region and the political-linguistic one in Armenia, Azerbaijan and Georgia are discussed in depth. The sixth chapter concentrates instead on the various types of motivation in literature and in particular according to Dörnyei, and in the seventh and final chapter, the case study is presented and analyzed.
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